Composer, c’est fatalement explorer ses racines, Maurice Ohana
Il secondo appuntamento di 900presente sarà dedicato alla figura di Maurice Ohana, a 30 anni dalla sua scomparsa. La serata dell’11 dicembre all’Auditorio Stelio Molo RSI a Lugano vedrà come protagonista la musica del grande compositore francese: tre le pagine in programma che permetteranno di scoprire il suo affascinante mondo poetico.
Nato a Casablanca nel 1913, nel protettorato francese del Marocco da una famiglia ebraica sefardita di origini andaluse, eredita la cittadinanza inglese da suo padre nato a Gibilterra. Dopo un passaggio in Spagna per gli studi pianistici e di architettura, si stabilirà a Parigi, dove raccoglierà l’importante eredità della musica francese del primo Novecento. Inizia un percorso di ricerca delle radici più profonde della musica contro l’estetica della serialità percepita come imperante e come unica via all’innovazione musicale, a favore di una ricerca della libertà di espressione e del suo rapporto con le forze primitive della natura.
Ritroviamo così il flamenco, riportato alla forza primordiale del cante jondo andaluso, nei Tres Graficos per chitarra e orchestra, brano dove il virtuosismo strumentale e la sapiente orchestrazione ci restituiscono un mondo sonoro reinventato e potente.
Anneau du Tamarit vede il violoncello protagonista di un monologo di profondissima intensità. A partire dall’ultimo canzoniere poetico Divan del Tamarit di Garcia Lorca, dove il poeta indaga in piccoli componimenti i temi di amore e morte, Ohana rielabora queste tematiche in un movimento in un unico respiro. Il paesaggio sonoro ricreato dall’orchestra disegna le ambientazioni notturne, immaginate attorno alla Fontana delle Lacrime dove il poeta fu assassinato, in un universo dove la voce del solista è in continua trasformazione.
Nello stile di Ohana, impregnato di profondo primitivismo, si innesta una raffinata ricercatezza sonora, sulla scia del tanto stimato Debussy e della musica francese. Influenzato non solo dalla tradizione iberica, dalla ricerca sul flamenco e il cante jondo, sul ritmo e sulla musica africana, Ohana allarga il suo sguardo anche ad oriente, al teatro nō giapponese e al teatro d’opera cinese.
Questa ricerca confluisce in Silenciaire, bellissimo brano che dà il titolo alla serata, dove un enorme strumentario di percussioni accompagnato da una piccola orchestra d’archi ci porta faccia a faccia con l’esperienza del silenzio. Silenzio che mette in rapporto con il proprio spazio interiore, a tratti popolato fino al frastuono dai suoni dell’inconscio, a tratti in relazione in maniera potente con i suoni della natura creatrice.
L’arte di Maurice Ohana ha saputo andare alle sorgenti primitive delle musiche dei popoli antichi per attingere espressività e forza da far confluire in una musica scritta e sapiente, originale e ancora da scoprire.
Francesco Bossaglia, con la regia di Fabrizio Rosso, ci invita all’ascolto di questo concerto con un racconto insolito registrato nelle bellissime sale della collezione permanente del MUSEC – Museo delle Culture di Lugano.