Platone, quasi 2500 anni fa, nella Repubblica affermava che «chi possiede una sufficiente educazione musicale può accorgersi con grande acutezza di ciò che è brutto o imperfetto nelle opere d’arte o in natura, mentre sa approvare e accogliere con gioia nel suo animo ciò che è bello, e nutrirsene e diventare un uomo onesto».
E nel Simposio fa riconoscere ad Alcibiade che la musica, come la filosofia, ci proietta al di là della nostra umana, fallibile e individuale contingenza, spingendoci verso l’alto, verso l’assoluto (musica e filosofia sono le sole capaci di incantarci, di farci sentire quanto bisogno abbiamo di trascendenza). E così ascoltando la musica l’anima viene travolta, perché essa – la musica – ci obbliga a riconoscere i nostri limiti e ad accettare la sfida di migliorarci.
In occasione di Serenata del Simposio di Platone di Bernstein, eseguita dall’Orchestra Sinfonica di Milano lo scorso gennaio 2023, lei ha aperto il concerto introducendo al pubblico quel meraviglioso testo filosofico. Sulla base del suo testo e della sua lettura, ci limiteremo qui a riflettere con lei sul ruolo svolto dalla musica. Ad esempio, lei ha messo giustamente in evidenza come per Platone la mousiké, la musica, è l’arte di mediare tra l’elevato e il volgare. Come intende la relazione tra musica e amore?
La musica è misteriosa forma di tempo. L’amore diviene qui esperienza di uno spazio in cui il tempo si fa altro, si sospende. La relazione quindi ha a che fare con un flusso la musica è l’interruzione, l’amore. L’intersecazione di queste due dimensioni crea stupore, incanto, estasi e infine la consapevolezza di una vita altra.
Se definissimo l’amore come la forza che ci protende verso il bello per completarci di quel che – intuendo o conoscendo – sappiamo mancarci… Che cosa può dunque essere la musica? Ciò che ci fa conoscere il bello e ci muove a desiderarne sempre di più?
La musica è esattezza ma anche molteplicità, leggerezza, ma anche velocità o meglio viaggio universale in uno spazio che trasfigura il nostro sguardo. Quando ascoltiamo la musica vediamo una città invisibile di cui noi siamo abitanti e costruttori sempre alla ricerca di un’intuizione che si liberi, che si sprigioni da dentro. Come dire: la musica è evasione da una realtà vissuta come confine.
La musica dunque può mettere in relazione l’amore per la conoscenza con l’amore per il prossimo? E se sì, ha qualche esperienza che può condividere con noi?
Non c’è musica senza musicista. Non c’è relazione senza amante e amato. Ma qui il dono è conoscere che noi stessi siamo l’uno e l’altro. Musicali e musicati. Siamo organi di un organismo. Strumenti di una partitura superiore che ci offre la possibilità di essere compositori ed esecutori attraverso il libero arbitrio ma dentro sempre a quelle note…
A lettere… Non è fantastico?
Può parlarci del suo spettacolo “Verdi legge Verdi”?
Torniamo all’antico e sarà un progresso. Ovvero, quello che non sappiamo di noi stessi ma che pure ci dirige da dentro verso l’avvenire. “Verdi legge Verdi” è l’uomo che legge il teatro, il compositore Verdi che ascolta il filosofo, Verdi il maestro che incontra la scena più importante: la sua biografia umana. Un paesano famoso in tutto il mondo, l’impresario di sé stesso… Un evento, insomma, dove i retroscena delle sue opere divengono teatro.
Qual è la sua relazione con la musica? In che maniera si intreccia con il teatro? Può parlarci delle ragioni che l’hanno portata a realizzare il suo lavoro “Il tempo di Gustav Mahler”?
Una colonna sonora è tale perché regge un tempio. La musica per me è ciò che fa star su un immaginario necessario. È abbandono ma anche nostalgia e insieme epica di un tempo che deve ancora venire. Qui la maestosità e insieme la solitudine del mondo e dell’esistenza coincidono in nome e per conto di Mahler ovvero quell’erotico da cui nasce la bellezza.
Massimiliano Finazzer Flory è attore e regista teatrale e cinematografico. Vive tra Milano e New York. Tra gli ultimi suoi lavori, “Verdi legge Verdi”, è uno spettacolo di prosa con accompagnamento pianistico delle trascrizioni verdiane, che mette in scena le tante sfaccettature e i lati straordinari della personalità del massimo operista dell’Ottocento. Lo spettacolo è presentato in tournée internazionale e si sta valutando una tappa in Ticino.