Può essere dura affrontarne uno. Ma dicono che se lo vuoi fare, se vuoi metterti alla prova, allora accetterai tutte quelle cose che tante volte non ti sai proprio spiegare. Come un punteggio basso o un brano suonato con una certa esitazione quando lo sapevi anche fare al
contrario. E ogni anno arriva anche a Lugano, il Concorso Svizzero, ed è un’emozione, sempre.
Il Concorso Svizzero di Musica per la Gioventù esiste da quasi 50 anni. Vi partecipano ragazzi da tutta la Svizzera, sono presenti tutti gli strumenti, tante categorie e non solo per la musica classica. È presente infatti il concorso per la musica Jazz, la composizione e anche la nuova Free Space, che offre la possibilità di esprimere la propria creatività musicale in diversi modi.
In marzo ci sono state le eliminatorie, l’Entrada, che si è svolta contemporaneamente in più città elvetiche. Dopo le audizioni, a fine giornata i giurati danno i punteggi che seguono i colloqui individuali. Si sa subito se si andrà alla finale alla Chaux-de-Fonds del 9-12 maggio.
Solo i 1° premi vi parteciperanno.
I ragazzi, quelli che vedo nei corridoi durante quei giorni, sono: eleganti, concentrati, rockettari anche se suonano classico, accompagnati, soli, entusiasti, con l’ansia che si può toccare, in cerca del bagno, che escono per respirare, capire, ricordare, seduti sul pavimento del
corridoio assorti, che ridono, che non ridono, sicuramente che piangono, per la gioia, per la delusione, per buttare fuori, per non tenersi dentro niente. I ragazzi che partecipano al concorso svizzero, sono belli, bellissimi. Sono fragili, arroganti. Sono forti, insicuri, sbagliano, si ripetono, inciampano. Sono generosi, scontrosi, educati, minuziosi, capricciosi, umoristi. Sono teneri.
Si leggono facilmente i loro volti così come faccio quando uno dei mei figli entra in casa e capisco subito se ha bisogno di un abbraccio o di festeggiare.
Una giurata rivolgendosi a un’arpista di appena 17 anni ha detto una cosa talmente vera che non si sa se abbia centrato il bersaglio. Ha detto a quel viso rosso e contratto e in disaccordo: “tra qualche anno tornerai qui, e saprai spiegarmi perché hai ricevuto un punteggio più basso di quello che ti aspettavi. Forse lì, capirai il tuo punteggio di oggi.”
I ragazzi che partecipano al concorso svizzero ci ricordano noi stessi, ci fanno mettere la mano sul cuore, pensando a quando volevamo raccogliere il mondo con due braccia e mangiarcelo al volo, che magnifica illusione, quella, che ci esplodeva dentro. E per un po’, solo per un po’, ci bastava pure.