Direttrice artistica (ad interim) dell’OSI in tandem con la Direzione Amministrativa di Samuel Flury, Barbara Widmer ha alle spalle un’esperienza con l’Orchestra pluri-decennale. Ideatrice del programma “be connected”, la sua visione è portare l’Orchestra della Svizzera italiana fuori dai contesti tradizionali per incontrare nuovi pubblici, con particolare riferimento ai giovani.
Barbara, quando hai iniziato la tua attività nell’Orchestra della Svizzera italiana e come si è evoluto il tuo ruolo nel tempo?
Il mio percorso all’Orchestra della Svizzera italiana inizia nel 2010, quando ancora ero studente a Zurigo: stavo cercando un posto di lavoro a metà tempo e mi è arrivata un po’ casualmente una magnifica telefonata dall’allora Direttore artistico-amministrativo dell’OSI Denise Fedeli, telefonata andata a buon fine. Da allora, eccomi all’Orchestra.
Inizialmente il mio titolo era quello di assistente artistica, ruolo che nel tempo si è evoluto in Responsabile di produzione e poi Membro di Direzione, fino a ricoprire attualmente il ruolo di Direttore artistico ad interim. L’esperienza in un’orchestra è un’ottima palestra di vita e lavorare in un team piccolo come quello dell’OSI permette sicuramente di vedere e conoscere molti settori. È stata forse questa la mia più grande fortuna ed è anche una particolarità del mio lavoro: il fatto di poter apportare il proprio contributo a 360° gradi rende sicuramente molto stimolante e creativa la propria visione e la propria attività.
Mi ritengo molto fortunata e grata per aver avuto l’opportunità sin da subito di avvicinarmi ad una realtà così importante: questo lungo e approfondito percorso ha sicuramente contributo alla persona che sono oggi.
La tua formazione include anche un’esperienza di advanced studies con il MAS in Cultural Management della nostra Scuola universitaria di Musica. Quanto è stato importante questo percorso di ricerca per il tuo lavoro in OSI?
Sicuramente importante. Non contenta delle esperienze che già avevo alle spalle nel 2014, ho scoperto questo Master presso il Conservatorio della Svizzera italiana, che mi ha subito incuriosito: così ho deciso di iniziare un’altra sfida. Sicuramente l’esperienza lavorativa che già avevo mi ha aiutata in questo percorso e ho realmente cercato di inglobare tutte le nozioni scolastiche e pratiche in quello che poteva poi contribuire al mio lavoro.
All’inizio del 2022 hai presentato un nuovo formato progettuale: “be connected” costruito intorno a una visione fondamentale per le organizzazioni culturali, soprattutto nel dopo-pandemia, e cioè la spinta ad avvicinarsi alle persone abbattendo le barriere che a volte si creano con la musica colta. A distanza di un anno, quali sono i principali risultati che avete conseguito attraverso questo programma?
L’esigenza di questo nuovo formato era quella di cercare di far conoscere il mondo che circonda l’OSI alle persone che ancora hanno alcuni pregiudizi nei confronti del concetto di musica classica. Sono stati avviati dei progetti assolutamente costruttivi e interessanti, a partire dalle cime del Monte Tamaro con il nostro quintetto OSI Brass, fino ai due progetti con le scuole (Centro professionale di Trevano e Scuola cantonale di Commercio di Bellinzona), oppure il primo Lunch with OSI al LAC di Lugano. Il pubblico che abbiamo attratto in questo modo non si era quasi mai visto nelle sale da concerto: tanti giovani, con tanta curiosità e tante nuove idee. È bello scoprire che in fondo manca ‘solo’ la conoscenza della materia e che quindi in un certo senso si potrebbe (oso dire) quasi facilmente cercare di colmare questa lacuna.
Tutti gli eventi finora realizzati sono stati dunque un sorprendente successo e ora sono curiosa di vedere come andrà il prossimo progetto, in discoteca… Mi raccomando, non perdetelo!
Il pubblico che abbiamo attratto in questo modo non si era quasi mai visto nelle sale da concerto: tanti giovani, con tanta curiosità e tante nuove idee. È bello scoprire che in fondo manca ‘solo’ la conoscenza della materia (…)
Nel 2023 scadrà il contratto OSI-SSR. In tema di sostegno economico-finanziario, quali sono le prospettive future dell’OSI?
Quello del finanziamento della FOSI è certamente un tema attuale, sul quale tuttavia è prematuro sbilanciarsi.
Il legame tra l’OSI e il nostro Conservatorio è molto forte: penso ai numerosi studenti del CSI che hanno vinto il concorso e sono entrati a far parte dell’OSI, come Robert Kowalski, ma anche ai grandi concerti insieme al LAC e all’annuale appuntamento con i solisti del CSI. Come valuti questa relazione e quali spunti di sviluppo vedi in questo ambito?
Sicuramente il Conservatorio della Svizzera italiana è per noi un importante partner. Dagli eccellenti studenti che escono dalla scuola ai progetti comuni: l’ormai consolidato appuntamento con il concerto al LAC con la vostra Orchestra è certamente l’apice della collaborazione. Una bellissima opportunità per gli studenti di avvicinarsi al mondo professionale, un’occasione straordinaria di suonare sotto la bacchetta di direttori di fama internazionale e l’onore di affiancare ed essere preparati dai professori d’orchestra, in programmi del grandissimo repertorio; d’altra parte è sicuramente stimolante e arricchente anche per i nostri musicisti avere accanto dei giovani motivati, pieni di entusiasmo, e di poter contribuire alla loro crescita artistica.
Il contatto fra studenti del Conservatorio e professori d’orchestra è di fondamentale importanza nel mondo musicale e creare ancora più occasioni per lavorare insieme, con un unico obiettivo comune, rende sicuramente più stimolante questo legame.
La collaborazione con il Conservatorio e il vostro team è dunque veramente ottima e penso sia importantissimo continuare su questa strada, cercando di sviluppare insieme sempre nuove idee, soprattutto nell’ottica della futura convivenza nella Città della Musica a Lugano-Besso.
Facilitare l’accessibilità, educare alla musica e connettersi (ormai questa parola mi appartiene) a tutta la comunità sono per me i tre mandati principali che le istituzioni culturali/musicali devono offrire (…)
OSI e Città della Musica: quali sono le tue valutazioni su questo grande progetto musicale per il territorio?
Direi: finalmente! In una realtà piccola come la nostra Lugano credo che sia un importante punto di partenza per le istituzioni musicali della Svizzera italiana. Concentrare tutte le forze culturali della regione sarà per tutti una grandissima ma al contempo interessantissima sfida, nonché un’eccellente fonte di ispirazione: dalla storia, all’archivio, all’esecuzione musicale, con diversi target di età, diversi approcci, ma accomunati tutti dal medesimo credo: la Musica.
Facilitare l’accessibilità, educare alla musica e connettersi (ormai questa parola mi appartiene) a tutta la comunità sono per me i tre mandati principali che le istituzioni culturali/musicali devono offrire e credo che un centro come quello che sarà la Città della Musica possa solo agevolare il lavoro.