Il Conservatorio della Svizzera italiana si prepara a ospitare la 48ma edizione della “Finale Classica” del Concorso Svizzero di Musica per la Gioventù (SJMW), che si terrà a Lugano dal 18 al 20 maggio 2023, con il concerto conclusivo dei premiati all’Auditorio Stelio Molo RSI domenica 21 maggio 2023 (ore 09:30). Quali obiettivi persegue oggi il Concorso e quali sono le tematiche più attuali dell’educazione musicale a livello nazionale ed europeo? L’abbiamo chiesto a Helena Maffli, Presidente del Consiglio di Fondazione del Concorso Svizzero di Musica per la Gioventù e già Presidente dell’Unione Europea delle Scuole di Musica.
Presidente Maffli, il Concorso Svizzero di Musica per la Gioventù (SJMW) è un appuntamento importantissimo per i giovani talenti svizzeri che si preparano tutto l’anno per eccellere in questa importante piattaforma nazionale. Dal suo punto di vista, a quasi 50 anni dalla sua istituzione, quali sono gli scopi principali che oggi il Concorso persegue?
Il Concorso è nato quasi 50 anni fa per preparare i futuri musicisti del domani: a quel tempo, infatti, le orchestre avevano necessità di professionisti musicisti. Se da un lato si persegue ancora quell’idea, la straordinaria crescita in termini di quantità e qualità dei partecipanti al Concorso ha fatto emergere il suo ruolo di benchmarking a livello federale. Oggi, infatti, il numero dei partecipanti è oltre tre volte il dato nei primi anni 2000: oggi partecipano giovani da tutti i Cantoni e in uno stato federale questo è un aspetto rilevante. In effetti, non è un caso che i tre paesi in Europa che hanno un concorso nazionale aperto a tutte le tipologie di strumento siano tre stati federali: oltre alla Svizzera, la Germania e l’Austria. Ricordo che in Europa ci sono molti concorsi musicali ed esiste l’associazione mantello European Union of Music Competitions for Youth (EMCY), ma questi concorsi sono spesso più ridimensionati e dedicati a un unico strumento o a un’età specifica.
Pianista e pedagoga, lei ha alle spalle un’esperienza straordinaria di lavoro nel sistema educativo musicale a livello svizzero ed europeo, in particolare con la presidenza dell’Unione europea delle Scuole di Musica (2012-2018). Quali sono, a suo avviso, le questioni critiche nell’educazione musicale?
Durante il mio mandato nell’Unione Europea delle Scuole di Musica abbiamo condotto un’analisi SWOT sul futuro dell’educazione musicale in ciascuno dei 27 paesi associati. Pur essendo paesi molto diversi tra loro, hanno presentato le stesse criticità: le fonti di finanziamento, una legislazione specifica delle scuole di musica che le qualificasse come istituti scolastici e non come centri per il tempo libero, e la transizione digitale. Se in generale le scuole di musica hanno fatto progressi importanti su quest’ultimo punto, il finanziamento e la legislazione dedicata sono ancora aspetti critici. In Europa assistiamo a una generale tendenza a considerare l’insegnamento musicale nelle scuole pubbliche, specialmente nelle scuole primarie, sempre meno importante. Sempre meno competente. Non parlo del ginnasio, ma dei primi anni di scuola, che sono di fondamentale importanza. Chi offre l’educazione musicale? Dovremmo considerare le scuole di musica dei centri ricreativi oppure no? Chi deve finanziare l’educazione musicale? Questi sono problemi comuni in Europa e, devo dire, anche fuori dall’Europa. Se le preoccupazioni sono le stesse, le soluzioni possono essere diverse e questo è il motivo per cui una rete come l’Unione europea delle Scuole di Musica è così importante: perché può mostrare soluzioni e modelli che altri hanno adottato affinché ciascun paese possa cercare di tradurli nel proprio contesto.
Esiste, a suo avviso, una politica culturale musicale ideale e che cosa può rappresentare l’apprendimento musicale nell’idea di una società del futuro più equa e sostenibile?
Il ruolo dell’educazione musicale è cruciale, come quello dell’educazione stessa.
Le Nazioni Unite indicano le politiche di sviluppo sostenibile e l’Unesco, nello specifico, quelle legate alla dimensione educativa e culturale. Non è sempre detto che le commissioni nazionali informino adeguatamente che cosa sia stato deciso e come metterlo in pratica, ma esistono documenti di riferimento. In particolare, l’ultimo congresso Unesco sull’educazione artistica che si è tenuto nel 2010 in Corea del Sud, ha prodotto la risoluzione “The Seoul Agenda” che definisce tre obiettivi di sviluppo: la qualità, l’accessibilità e la responsabilità sociale dell’educazione artistica a tutti i livelli. “The Seoul Agenda” è un documento sintetico che definisce in modo chiaro questi tre obiettivi indicando anche un piano d’azione per raggiungerli, cioè soluzioni che si possono prendere in considerazione per lavorare sulle proprie criticità in questi ambiti.
La Scuola di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana è stata impegnata recentemente nella campagna “100 giorni per la musica” per un maggior sostegno pubblico alle scuole di musica riconosciute in Ticino. Vuole esprimere un suo commento sul Canton Ticino e come si posiziona a livello nazionale?
La posizione del Conservatorio della Svizzera italiana è rilevante a livello nazionale perché, con Losanna e Basilea, è una delle sole tre istituzioni svizzere che presenta al suo interno tutti i livelli di educazione musicale con i dipartimenti Scuola di Musica, Pre-College e Scuola universitaria di Musica. Questo è un modello di riferimento anche a livello europeo, perché la separazione tra questi ambiti formativi è dimostrato che non sia sempre efficace. A livello pre-professionale il Ticino si posiziona assolutamente molto bene perché il dipartimento Pre-College del Conservatorio della Svizzera italiana è di alta qualità ed è addirittura il più antico a livello nazionale. Se guardiamo al Concorso, questa sarà l’ottava edizione della Finale in Ticino, ma circa la trentesima a livello regionale. In questo senso il Ticino è un Cantone esemplare. Detto questo, so che ci sono criticità ad altri livelli, come nel caso della recente iniziativa legislativa dei “100 giorni per la musica”, cioè di nuovo, sul finanziamento e sulla legislazione in materia di scuole di musica.
Un’ultima domanda sui linguaggi e stili musicali. Il Concorso negli ultimi anni si è aperto anche ad ambiti transdisciplinari, come l’improvvisazione e l’elettronica. Quanto è importante, secondo lei, che le nuove direzioni d’insegnamento e di aggiornamento dei programmi formativi nelle scuole di musica comprendano anche le nuove attitudini creative?
All’interno del Concorso abbiamo condotto una profonda riflessione sulla creazione della sezione “Free space” che incoraggia contributi creativi che non trovano posto nelle discipline esistenti. Questa sezione è stata ben preparata prima di essere lanciata e, in particolare, abbiamo studiato i casi degli altri due paesi con un concorso nazionale, la Germania e l’Austria. Crediamo che ci sia una grande necessità di questo tipo di spazio, perché oggi i giovani non scelgono autonomamente quale tipo di musica praticare. Nella formazione musicale superiore c’è una grande consapevolezza del bisogno di includere tutte le attitudini creative e questo è un tema di discussione anche nell’associazione mantello europea. Una tendenza che si riscontra anche negli studi pedagogici che via via si interessano sempre di più a un’attitudine aperta verso tutti i linguaggi musicali. È importante sottolineare, però, che non si tratta di lanciare un messaggio sul “fare ciò che si vuole”: prima di tutto bisogna acquisire le competenze di base e, una volta consolidate, creare un proprio percorso personale. Questo vale anche per gli insegnanti, che possono comprendere che cosa hanno insegnato finora e che cosa vorrebbero insegnare adesso. È un nuovo sistema di pensiero e penso che la transizione digitale possa essere uno strumento molto utile in questo ambito.
Presidente del Consiglio di Fondazione del Concorso Svizzero di Musica per la Gioventù, Helena Maffli, è entrata a far parte del Consiglio e dell’Ufficio di Presidenza HEMU (Haute École de Musique Vaud Valais Fribourg) nel maggio 2019. Pianista e pedagoga di origine finlandese ha diretto il Conservatorio di Losanna per 13 anni prima di cedere le chiavi nel 2012. È stata membro del comitato dell’Unione europea delle scuole di musica (UEM), di cui ha ricoperto la presidenza per 7 anni. È stata anche membro dei comitati del Consiglio europeo della musica e dell’Associazione svizzera delle scuole di musica (ASEM). Helena Maffli è stata impegnata nella Fondation pour l’enseignement de la musique (FEM) come vicepresidente e presidente della commissione pedagogica.