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Di latte, lacrime e ricordi. Intervista a Nora Doallo

da | Feb 8, 2024 | LEGGI, Persone

Nora Doallo va di fretta. Di fretta lei e i suoi pensieri.
Quando guarda un punto sul tavolo dopo una domanda, scava dentro ai suoi ricordi. Scuote la testa, alza una mano per un gesto che spiega l’invasione di immagini e pensieri nella sua mente. Fa ordine e poi mi guarda con quegli occhi azzurri e schietti.
«Leche hervida», mi dice. Che in italiano si può tradurre con latte che bolle…
«Sono impulsiva ma mi calmo anche velocemente».
Le ho detto che anche mia mamma è così. E che poi però è quella che fa star su tutta la grande famiglia, la nostra, perché sempre a lei ricorriamo.

C – E con gli studenti come va?
N – Sono la mia famiglia musicale itinerante. È grazie a loro che il mio spirito resta giovane. Sono grata per questo ma sono anche severa. In passato qualcuno ha lasciato l’aula in lacrime. A volte si crea un legame che va al di là della musica. Ho un allievo che veniva da me nel 1978. Questo ex studente mi chiama ancora adesso ogni tanto per salutarmi. Un altro ancora, di quando ero studentessa a Buenos Aires, lui di anni ne aveva diciassette. L’anno scorso è venuto in Svizzera e ci siamo visti.

Vorrei sapere quando ha capito che la musica sarebbe stata la sua vita.

N – Avevo nove anni, sedevo vicino a mia nonna – ah, queste abuelas, che appaiono sempre nei grandi romanzi di saghe famigliari – quando ascoltava un radiodramma, Genoveffa del Brabante. A me interessava solo la sigla d’apertura del dramma, che esiste ancora adesso e lo trovi su You tube. Si chiama il Valzer del Principe Kalender. E io piangevo dall’emozione ogni volta. Iniziai a studiare pianoforte e anche danza classica e dopo qualche mese ricevetti il mio primo pianoforte.

Nora parla spesso della sua famiglia, del coraggio delle donne della sua Vita. Vorrei che ci portassero un tè e del tempo extra. Due ore basterebbero?

C – E uno dei tuoi ricordi legati alla musica?
N – È stato il giorno che conobbi Vincenzo Scaramuzza. Io volevo studiare con lui. Era un uomo che incuteva molto rispetto e timore. Per ben tre volte mi sono presentata a casa sua ma non venivo ricevuta. Alla quarta volta uno studente mi diede la “sua ora”. E così ho suonato e mi ascoltò. È andata bene. Ho studiato con lui tre durissimi anni e mezzo.

Dopo qualche minuto proseguiamo l’intervista in spagnolo.

C – Hai fatto tanti concorsi nella tua vita?
N – Ho fatto un solo concorso nella mia vita, Era qualche anno che non suonavo in pubblico perché volevo capire a che punto ero, volevo mettermi alla prova.

Io la guardo e la esorto con lo sguardo. E?

N – Ho avuto fortuna, vinsi all’unanimità.
C – Il talento Cosa è davvero, se mai esiste?

Ci pensa, mi racconta aneddoti, io poi le rispondo. Forse ci ripensa. Difficile parlare di talento. Raro, soprattutto.

N – Il talento include la capacità di fare uno sforzo. Una cosa é la facilità strumentale, l’ispirazione e il temperamento. Quello che fa la differenza è la determinazione e la consapevolezza.

C – Un viaggio che mi consiglieresti?
N – Un viaggio verso la fantasia.

C – Un libro che mi consiglieresti?
N – “Il mondo di ieri” di Stefan Zweig

C – Suoni mai per te?
N – Ogni giorno. Suono e studio.

Sorride mentre lo dice.

C – E nel tuo tempo libero cosa fai?
N – Non ne ho molto. Studio, leggo e sto con i miei animali. Due cani, Tea e Tina e il mio gatto, Mino.

C – Quale lingua vorresti studiare?
N – Il portoghese.

Nel frattempo due studenti hanno bussato alla sua porta, sono entrati con mezza testa e mezzo braccio e hanno richiuso alla velocità della luce. Nora si alza, allarga le braccia e ci salutiamo così.

Sono fortunata perché in realtà abbiamo chiacchierato anche di altro. Ho visto “fotografie” di lei e della sua vita. Ma di quello, lei dice che non interessa a nessuno, di non scriverlo. Io la penso esattamente al contrario.
Quel Valzer di quel Principe io l’ho cercato su Youtube. È davvero dolce ma anche triste. Poi l’immagine netta, forse in bianco e nero, di una bimba che viaggia nella fantasia, con un solo pensiero questa volta, ma chiaro come i suoi occhi che si stringono quando mi saluta e diventano seri mentre accoglie il suo prossimo studente.

SUM

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