La musica da camera per ensemble di fiati si avvale di un ricco repertorio, che spazia dall’Ottocento fino alla contemporaneità. In special modo la formazione del “Nonetto”, ossia un organico strumentale costituito dall’ottetto per fiati (2 oboi, 2 clarinetti, 2 corni e 2 fagotti), al quale viene aggiunto un flauto. Certamente per gli strumenti a fiato in tale contesto si incontrano difficoltà tecniche del tutto particolari, legate al trattamento solistico, che spesso superano dal punto di vista virtuosistico quegli stessi “assoli” di fiati presenti nella letteratura sinfonica. L’ambito cameristico, tuttavia, offre la possibilità di creare una maggiore coesione timbrica, in virtù dello stesso amalgama e delle stesse caratteristiche tecniche dei nove strumenti.
La scelta del programma, sulla base di tali considerazioni, è risultata aderente alle finalità che ho pensato di conseguire.
Il brano più conosciuto è naturalmente la “Petite Symphonie” di Charles Gounod. Venne composta nel 1885 dall’autore del celebre “Faust”, il quale si cimenta in un brano piacevole e scorrevole, che esalta la sua inconfondibile vena melodica, pur se la tecnica contrappuntistica spesso prevale nella stessa elaborazione dei temi. In tale ambito, l’Andante cantabile rivela una intensa melodicità, che esalta la cantabilità del flauto, abilmente fuso con i disegni più organici e armonici dell’ottetto. Gaiezza e fluidità, di contro, sia nello “Scherzo” sia nel travolgente “Finale”.
Di notevole interesse la “Petite Suite Gauloise” di Louis Théodore Gouvy, un compositore dell’Ottocento, nativo – come me – della Lorena e autore di copiosa musica sinfonica, cameristica, vocale e teatrale. Il brano, scritto nel 1898, già nel primo movimento (Introduction et Menuet) mostra delle gradevoli e, per taluni versi, ardite combinazioni strumentali, armonicamente avanzate, mentre nel secondo (Aubade) la cantabilità si snoda attraverso liriche atmosfere, esaltate da una costante fusione timbrica. Particolare il terzo movimento (Ronde de nuit), immerso quasi in un contorno fiabesco, con vaghe reminiscenze da Mendelssohn e Liszt. Gaio e quasi festoso il quarto (Tambourin), grazie a uno spigliato tematismo di facile assimilazione. In definitiva, si tratta di un autore forse da riscoprire e apprezzare per la freschezza dell’invenzione tematica e per l’uso di una solida tecnica compositiva.
Infine, un brano contemporaneo, la “Symphonette” di Allan Stephenson, composta nel 2011. Si pensa, generalmente, che i compositori del nostro tempo debbano solo sperimentare nuove sonorità e linguaggi sempre più astrusi e incomprensibili: Stephenson non teme il passato tonale della musica, anzi se ne serve con estremo coraggio per esprimere nuovi tematismi, seppur inseriti in un contesto armonico cangiante e di grande efficacia. Così i quattro movimenti, elaborati secondo lo schema classico (Moderato-Allegro, Andante, Scherzo, Tema con variazioni) si susseguono con estrema naturalezza, ma la seppur succinta loro descrizione non ha quasi ragion di essere, poiché il tutto deve essere lasciato alla libera percezione di chi ascolta una nuova opera per la prima volta.
In conclusione, per chi ha il privilegio di suonare e dirigere questa musica, l’importanza risiede principalmente nel desiderio e nella speranza di cimentarsi con qualcosa di nuovo, forse di innovativo: un solista e uno strumentista come me comprende a pieno l’importanza di un simile e felice progetto, che espande ed esalta la musicalità che può e deve esprimere.
Ensemble fiati del Conservatorio della Svizzera italiana
Conservatorio della Svizzera italiana, Aula Magna
23 febbraio 2024 ore 20:00
Musiche di Louis Gouvy, Allan Stephenson e Charles Gounod
Fabien Thouand direzione
Ingresso libero