Per la prima volta un rappresentante della Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana vince il prestigioso Fritz-Gerber Award del Festival di Lucerna. È stata la violoncellista Elide Sulsenti, allieva di Enrico Dindo, ad aggiudicarsi il premio. L’abbiamo incontrata per raccogliere la sua testimonianza.
Elide, che effetto ti fa vincere questo importante premio? Quali prospettive si aprono con questo traguardo?
È stato sicuramente un risultato del tutto inaspettato, in quanto mi muovo nei vari ambienti della musica contemporanea relativamente da poco tempo e i vincitori delle scorse edizioni avevano già molta più esperienza di me nel campo. Ho fatto l’audizione per questo premio senza troppe aspettative. Questo risultato mi ha resa felice perché mi ha confermato che il mio lavoro sta procedendo nella direzione giusta e che sono riuscita a fare apprezzare ciò che amo studiare. Nel breve periodo, grazie a questo premio avrò la grande opportunità di suonare come prima parte nell’Orchestra Contemporanea del Festival di Lucerna che si terrà tra agosto e settembre. In secondo luogo, posso considerare questo riconoscimento come il mio primo vero biglietto da visita per l’inizio di una eventuale carriera in questo campo.
Che cosa puoi raccontarci dei tuoi studi al Conservatorio della Svizzera italiana e del lavoro con il tuo maestro, Enrico Dindo?
Ho incontrato per la prima volta il mio maestro in una masterclass estiva in Sardegna nel 2016, e fin dalla prima lezione ho realizzato che avrei voluto studiare con lui, per la grande libertà che lasciava ai suoi allievi sia nelle scelte tecniche ed espressive, sia nella scelta del repertorio. Ma non tentai l’ammissione al Conservatorio della Svizzera Italiana fino al 2020, anno in cui un amico, ormai collega e compagno di classe, dopo un semestre passato a Budapest non mi spronò a provarla.
Il Conservatorio della Svizzera Italiana credo sia stata la scelta giusta al momento giusto, perché il Master in Performance a Lugano mi ha permesso di scoprire e spaziare molto tra i vari generi della musica, dalla musica antica alla contemporanea, e di suonare molto in formazioni cameristiche, fruendo delle lezioni di tanti musicisti di fama internazionale. Inoltre, il Conservatorio e la permanenza in Svizzera mi hanno dato anche l’opportunità di incontrare diversi compositori viventi e di suonare per loro, come per esempio a novembre, Salvatore Sciarrino. Il lavoro con il mio maestro è stato fondamentale perché mi ha sempre supportata ed aiutata, pur lasciandomi una grande libertà di scelta sul repertorio da affrontare insieme ogni anno.
Su quale repertorio ti stai specializzando e qual è il sogno nel cassetto che vorresti realizzare?
Alla luce delle recenti esperienze musicali, delle varie e felici collaborazioni con compositori italiani e non, e del riconoscimento ottenuto, sto valutando per i prossimi anni di iniziare un percorso di studi specializzato nella performance della musica contemporanea. Una delle cose che amo di più rispetto a questo tipo di repertorio è la possibilità unica di interagire e lavorare insieme ai suoi creatori. Il mio sogno a lungo termine è quello di raggiungere una stabilità economica tale da investire, un po’ sulle tracce dell’esempio mostrato da Paul Sacher, in commissioni a compositori in carriera, oppure nell’istituzione di un concorso per giovani compositori, per avere la possibilità di conoscere e innovare insieme e grazie a loro.