Era il 23 settembre 2012: il 72,7% dei votanti – in Ticino addirittura il 75,8% – aveva appena approvato il nuovo articolo costituzionale 67a sulla “Formazione musicale”[1]. Raramente il risultato di una votazione federale ha portato a un riscontro così limpido e chiaro, eppure a 10 anni di distanza poco è stato fatto. È vero che è stato creato “Gioventù e musica”, un programma che sostiene progetti di animazione musicale. È anche vero che certe attività nazionali finanziate da altri canali hanno trovato un collocamento più consono all’interno dell’articolo 67a. Ma a livello di formazione e di promozione dei talenti poco o niente.
Basti ricordare la discussione sollevata dal collocamento delle scuole di musica e dei Pre-College nelle attività da “tempo libero”. Una decisione del DECS questa, in netto contrasto con la costituzione federale che parla esplicitamente di “formazione musicale”.
La forte adesione ticinese all’articolo costituzionale cozza inoltre con l’effettivo investimento da parte della mano pubblica. Se, come riportato nei dati dell’Ufficio federale di Statistica, la mano pubblica – Cantoni e Comuni – spende più di mezzo miliardo l’anno per le scuole di musica svizzere, in Ticino superiamo a malapena un milione di franchi. Siamo quindi ben distanti da quell’importo ipotetico calcolato, con semplici operazioni aritmetiche, sui parametri nazionali e che si aggira a una ventina di milioni annui.
Nessuno in Conservatorio è tanto ingenuo da aspettarsi una pioggia di denaro da parte del Cantone o dai Comuni. Ci si attende però un’analisi seria e la definizione di una strategia, già solo nel rispetto della votazione del 2012, ma anche e soprattutto, in considerazione dei tanti giovani – al solo Conservatorio più di 1’000 – che si vedono relegati in un ambito da tempo libero che si traduce in un’attività simpatica, ma non proprio utile.
Cosa fare, quindi? Prima di tutto occorre un’analisi onesta e sincera della situazione attuale, accettando il fatto che il sostegno pubblico è poco, anzi il più basso in Svizzera, e non solo in termini finanziari. È poi fondamentale elaborare una strategia chiara con obbiettivi concisi, reali e raggiungibili le cui linee guida dovrebbero essere offerte dal risultato della votazione del 23 settembre 2012.
Infine, è necessario intavolare una discussione politica aperta e costruttiva sugli obbiettivi e sulla strategia, prendere delle decisioni e implementarle velocemente. I membri di Direzione della Fondazione Conservatorio della Svizzera italiana sono da anni impegnati nelle diverse commissioni svizzere e federali e rimangono sempre volentieri a disposizione per collaborare con gli organi cantonali o per sviluppare concetti e proposte su mandato cantonale. Ma la responsabilità rimane comunque del Legislativo e dell’Esecutivo.
Sta al Consiglio di Stato e al Gran Consiglio farsi garanti del rispetto e dell’implementazione della Costituzione svizzera e della volontà popolare come espressa dal risultato della votazione del 23 settembre 2012.
(Testo integrale dell’editoriale di Christoph Brenner sul Rapporto Annuale 2021 della Fondazione Conservatorio della Svizzera italiana).