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Anche il “Messaggio sulla cultura 2025-28” della Confederazione non è al riparo da “fake news”…

da | Ott 12, 2023 | LEGGI, Politica culturale

Lo scorso 23 settembre 2023 si sono concluse le consultazioni per il “Messaggio sulla Cultura 2025-2028” della Confederazione, il documento dell’Ufficio Federale della Cultura (UFC) che fornisce le indicazioni a Cantoni, Città e Comuni sugli ambiti strategici di intervento per il settore culturale. Uno dei sei campi d’azione previsti dal “Messaggio sulla Cultura 2025-2028” è intitolato “La cultura come settore occupazionale” in cui, suggerendo degli interventi nella politica formativa del nostro paese, si denuncia un «elevato numero di diplomati in discipline artistiche o affini» (p.12), creando un nesso causale tra un’apparente crescita sproporzionata del numero di studenti, la crescita del relativo mercato del lavoro e la situazione occupazionale spesso precaria degli “artisti”.  Se fosse veramente così sarebbe effettivamente preoccupante, ma un controllo accurato della base statistica alla quale si sta riferendo l’UFC fa capire ben presto che si stanno scambiando mele con pere. Abbiamo chiesto a Christoph Brenner, Direttore generale del Conservatorio della Svizzera italiana, già Presidente della Conferenza dei Direttori delle Scuole universitarie di musica svizzere (Konferenz Musikhochschulen Schweiz) dal 2010 al 2013, di spiegarci meglio che cosa è accaduto.

Direttore Brenner, secondo l’UFC negli ultimi dieci anni il numero degli operatori culturali è aumentato di oltre il 30% (da circa 72mila nel 2010 a circa 95mila nel 2020) e, in modo correlato, nello stesso periodo è aumentato anche il numero degli studenti immatricolati ai dipartimenti a indirizzo artistico: da 3’500 studenti nel 2000 a 10’600 studenti nel 2021. Sono dati di sintesi corretti?
Il primo dato è corretto: stiamo parlando di un aumento del 30% riguardo al mercato del lavoro, quindi del numero di persone che lavorano nel rispettivo settore, sebbene non sempre in buone condizioni salariali. Il secondo dato è invece “campato in aria”. L’UFC fa riferimento alla statistica degli studenti SUP[1], cioè delle scuole universitarie professionali che si sono formate e consolidate sostanzialmente durante il primo decennio del secolo corrente, dapprima con la procedura di riconoscimento da parte della Conferenza dei Direttori della Pubblica Educazione CDPE, poi con il passaggio alla Confederazione con il sistema di Bologna. L’UFC dimentica quindi che, almeno fino al 2008/2009, erano ancora in vigore parallelamente i corsi di laurea del vecchio diritto, quindi i dati sono incompleti e la presunta esplosione del numero di studenti è puramente inventata. Comunque, se la persona responsabile all’UFC avesse preso i dati della stessa statistica di riferimento per l’anno 1997/1998 se ne sarebbe forse accorta, perché il dato dell’Ufficio federale di statistica indica come numero studenti SUP in ambito artistico il numero “0”, zero – ma esisteva già nel secolo scorso chi studiava musica…
Pertanto, se prendiamo i dati accertati relativi al settore “Musica, teatro e altre arti” nel 2009/2010 – l’UFC aggiunge anche i dati del Design che includono Architettura d’interni o Design industriale e dei prodotti – contiamo 5’682 studenti iscritti e, nel 2020, 7’028 studenti, ossia un aumento del 24%[2]. Per il settore totale delle SUP, l’aumento degli iscritti per lo stesso periodo, è invece del 41%, quindi notevolmente maggiore. Tra parentesi, quando l’UFC parla di numeri triplicati nel settore dell’arte dal 2000 al 2020, il numero totale degli studenti SUP dal 2000 al 2020 è più che quadruplicato.

Se mettiamo in confronto questa crescita del numero di studenti del 24% con quella del mercato del lavoro del 30%, il mercato del lavoro è cresciuto più del numero di studenti. Come lo spiega?
Se teniamo conto del fatto che il mercato del lavoro, soprattutto in ambito musicale, è molto internazionale e che tanti studenti, svizzeri o stranieri, lasciano la Svizzera una volta terminati gli studi, mi sembra abbastanza palese che non possano essere le Scuole universitarie artistiche a essere il motore dell’evoluzione del mercato del lavoro, soprattutto se si considera che la formazione musicale universitaria dura almeno 5-7 anni. Anzi, sembra che le stesse scuole non riescano a soddisfare le esigenze del mercato del lavoro.

Quando si mettono in relazione i dati sull’occupazione nei settori culturali e creativi con quelli del numero di studenti o di diplomati, non bisognerebbe tenere conto anche di tutti quei professionisti che non hanno seguito un percorso di formazione universitaria o SUP?
Certamente, e questo è il terzo grave errore che troviamo nel “Messaggio sulla cultura”: non essendo quella del “musicista” o della “attrice” una professione protetta, ognuno può definirsi tale. Se si vuole creare un nesso causale tra gli istituti che formano gli artisti – quindi le scuole universitarie – e il mercato di lavoro bisogna consultare i dati occupazionali relativi ai loro diplomati, raccolti dall’Ufficio federale di statistica. E questi indicano, se prendiamo l’ultima statistica prima della pandemia, cioè quella del 2019 per il Master[3] – il Bachelor non è qualificante professionalmente in ambito musicale –, che il settore “Musica, teatro e altre arti”, si trova in una situazione molto buona, con un tasso di disoccupazione solo dell’1,1%, meglio di tecnica e IT, economia o life sciences.

Sono critiche severe ma fondate. Vede anche elementi positivi nel Messaggio sulla cultura?
Certo! In sostanza il messaggio sulla cultura è fatto molto bene, quindi il giudizio è sostanzialmente buono, se non molto buono. Peccato che alcuni aspetti non reggano il confronto col resto del Messaggio.

 

[1] Su-d-15.02.04.04, unter T 3.1.Studierende nach Fachbereich, Geschlecht und Staatsangehörigkeit (Kategorie), Entwicklung seit 1997/98.

[2] Non sono purtroppo disponibili i dati per il solo ambito della musica che opera “da sempre” con il numero chiuso.

[3] Su-d-15.11.03.20, unter TA2Z02-11 Erwerbslosenquote gemäss ILO der FH- und PH-Absolvent/innen nach Examensstufe, Fachbereich und Geschlecht, Stand fünf Jahre nach Studienabschluss, Abschlussjahr 2014.

 

Immagine di copertina: Silvia Celio via Wikimedia Commons.
Messaggio sulla cultura | Confederazione

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