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Il teatro musicale di Heiner Goebbels. Una conversazione con il compositore tedesco

da | Apr 6, 2023 | LEGGI, Persone

La 24ma stagione di 900presente si chiuderà il prossimo 18 aprile 2023 con Songs of Wars I have seen di Heiner Goebbels, uno dei maggiori compositori contemporanei, pluripremiato per i suoi radiodrammi e opere di teatro musicale. La conversazione con lui spazia dagli anni di formazione alla sua poetica e visione artistica, fino ad accompagnarci all’ascolto di questo concerto che acquisisce, proprio oggi con la guerra in Europa, nuovi spunti di riflessione.

Heiner, immagino che la musica sia stata sempre lì per te, ma mi piacerebbe iniziare questa intervista chiedendoti qual è stato il tuo rapporto con la musica da bambino?
Sono cresciuto in una famiglia musicale. Mio padre era un ingegnere, ma suonava magnificamente il pianoforte e l’organo; i miei fratelli suonavano il violino e il pianoforte, poi sono diventati medici. Io ho iniziato a studiare pianoforte all’età di 5 anni, sviluppando fin da subito un contatto molto diretto con lo strumento. Ricordo che quando uscivano in radio nuovi brani dei Beatles, dato che non avevo un registratore per riascoltare le canzoni, le rifacevo al pianoforte improvvisando.

Quale musica ascoltavi da giovane?
Ho ascoltato molta musica classica. La piccola città in cui sono cresciuto [1] aveva un programma di concerti molto ambizioso, quindi già da ragazzo ho potuto ascoltare solisti come David Oistrakh, Karajan con i Berliner Philarmoniker, Rostropovich. Mi piaceva anche la musica pop, che in quel periodo era sperimentale: i Beach boys, i Beatles, Jimmy Hendrix, oltre alla musica d’improvvisazione, il jazz.

Raramente la musica è solo musica. La musica implica sempre anche le condizioni di produzione e le condizioni di percezione.

Quando hai iniziato a dedicarti alla musica?
Dato che mi divertivo così tanto con la musica, da ragazzo la consideravo come un piacere, non come una possibile professione. Quando ero studente di Sociologia all’università, mi sono confrontato con il pensiero di Hanns Eisler e grazie a lui ho compreso, tutto d’un tratto, che la musica ha sempre connessioni con le condizioni della società. Subito dopo il diploma decisi quindi di dedicarmi alla musica. Capii che potevo e volevo considerare la musica come uno strumento per rendermi utile. Raramente la musica è solo musica. La musica implica sempre anche le condizioni di produzione e le condizioni di percezione.

Come hai impostato il tuo lavoro?
Il mio lavoro è fortemente influenzato dalla letteratura, dal teatro, dall’arte visiva. Prima ancora di terminare gli studi musicali, sono diventato direttore musicale di un teatro a Francoforte, poi ho iniziato a comporre per il cinema e a creare radiodrammi prevalentemente utilizzando il lavoro del poeta tedesco Heiner Müller. Questi radiodrammi sono stati molto importanti per imparare a concepire palcoscenici acustici diversi e si potrebbero considerare come i precursori del mio teatro musicale.

Ricordi qual è stato il primo pezzo che hai composto per la radio?
Red run [2] per l’Ensemble Modern di Francoforte. Sono seguiti altri pezzi prima di mettere in scena i miei lavori anche visivamente. È importante capire che per me c’è una sostanziale divisione tra la scena visiva e quella sonora: non ho mai cercato di duplicare o di illustrare visivamente ciò che si ascolta. Ho cercato, invece, di realizzare la piena autonomia di ciò che vediamo e di ciò che sentiamo. Stifters Dinge [3], per esempio, è un’installazione sonora che ho composto con cinque pianoforti, acqua, ghiaccio, nebbia e pioggia. Anche se è un brano dalla forte connotazione visiva, si può ascoltare semplicemente nella sua mera forma acustica, come CD

Che cosa significa per te il teatro musicale?
Significa comporre ciascuna parte in modo organico: compongo la musica, compongo le luci, compongo i testi… Questo è il vero fondamento del mio lavoro: mantenere sempre l’indipendenza della struttura musicale da quella visiva ed esprimere la dimensione politica e sociale della musica.

Venendo a Songs of Wars I have seen, puoi raccontarmi come è nato questo progetto?
Ho conosciuto l’opera di Gertrude Stein abbastanza tardi e sono stato subito catturato dalla musicalità della sua scrittura. Ho iniziato con “The Making of Americans”, che è forse uno dei tre romanzi più importanti dell’inizio del XX secolo se confrontato con Joyce e Proust. Poi ho studiato altri scritti, tra cui “Wars I have seen”, che ho ripreso nella mia opera Landscape with distant relatives [4]. Ho iniziato a lavorare più intensamente con questo testo nel 2007, quando ho ricevuto una committenza dal Southbank Centre per l’orchestra The age of enlightenment e la London Sinfonietta.

Che cosa ti piace, in particolare, di questo romanzo?
La Stein è in grado di esprimere l’idea che “la storia si ripete” in un modo del tutto nuovo. Paragona la seconda guerra mondiale alle guerre dell’epoca di Shakespeare e ho pensato che questo fosse un modo meraviglioso per trovare, anche musicalmente, una possibile coesistenza tra la musica scritta da Matthew Locke per La Tempesta con la musica contemporanea creata da me nel XXI secolo. Da quando è stato creato, Songs of Wars I have seen [5] è stato replicato moltissimo, solo la settimana scorsa abbiamo realizzato una performance a Stoccolma con l’Ensemble barocco e l’Ensemble contemporaneo svedesi.

Che significato assume questo lavoro oggi?
Ora che la guerra è molto vicina a noi, siamo confrontati tutti i giorni, ogni ora, con le notizie di guerra. Ci accorgiamo anche di quanto sia difficile trovare il linguaggio per parlarne adeguatamente, senza essere sensazionali, senza pretendere di dare per acquisita una determinata conoscenza. Quello che mi sembra interessante nella scrittura di Gertrude Stein è che lei propone un modo completamente diverso di parlare della guerra riportando una prospettiva che unisce considerazioni private radicali a visioni e considerazioni politiche in una vicinanza a volte molto sgradevole. Solleva moltissime contraddizioni e quando ascolteremo il brano non potremo esimerci dal prendere la nostra posizione su ciò che sentiremo e su ciò che vedremo.

 

Compositore e regista tedesco tratta tutte le dimensioni artistiche coinvolte nelle sue produzioni, portando la composizione musicale oltre il regno del suono, verso una teatralizzazione della musica, dove testo e corpi, luci, palcoscenico, rumori, musica, spazio e movimento divengono ugualmente importanti, in una relazione equilibrata ed equivalente tra loro. Nato nel 1952, residente a Francoforte e Berlino è tra i più importanti esponenti della scena musicale e teatrale contemporanea. Si avvicina allo studio tradizionale della musica relativamente tardi, dopo gli studi in sociologia a Freiburg e Francoforte. Decisivo l’incontro a metà anni ottanta con lo scrittore tedesco Heiner Müller con il quale collaborerà a diversi lavori. Ha creato composizioni per ensemble e grandi orchestre di fama internazionale (Surrogate Cities, A House Of Call), pezzi di teatro-musica (Max Black, Eraritjaritjaka), concerti scenici (Songs of Wars I have Seen), radiodrammi, installazioni sonore e video (Documenta, Centre Pompidou, Museo da Arte, Bogotà tra gli altri). Produzioni di CD per ecm-records. Dal 1999 al 2018 è Professore presso l’Institute for Applied Theatre Studies dell’Università Justus Liebig di Gießen, ed ora primo titolare della cattedra Georg Büchner presso il Center of Media and Interactivity del medesimo istituto. Direttore artistico della Ruhrtriennale – International Festival of the Arts (2012 – 2014). Riceve numerosi premi internazionali, tra questi: Prix Italia, European Theatre Price, International Ibsen Award, la nomination ai Grammy.
[1] Neustadt an der Weinstraße, nel Land di Renania-Palatinato [ndR].
[2] Red Run (1988/91).
[3] Stifters Dinge (2007).
[4] Landscape with distant relatives (2007).
[5] Songs of Wars I have seen (2007).
Immagine di copertina: Heiner Goebbels ©Andrej Grilc
LAC Lugano | 900presente | Heiner Goebbels

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