L’Electro Acoustic Room (EAR), il cui nome ricorda, foneticamente, l’atto fisico di ascoltare, è una delle stagioni musicali più sperimentali del Conservatorio della Svizzera italiana. Ideata da Spazio 21 – l’unità che coordina e realizza progetti interdisciplinari e attività legate alla creazione contemporanea in Conservatorio – la stagione è realizzata al LAC in co-produzione con LuganoMusica. Incontriamo Nadir Vassena, direttore artistico di EAR, che ci racconta da vicino questa forma musicale fortemente immersiva, anticipandoci i retroscena della stagione di quest’anno: sette concerti al LAC, dal 28 ottobre 2022 al 28 aprile 2023.
Nadir, puoi raccontarci che cos’è l’Electro Acoustic Room?
EAR è la stagione musicale del Conservatorio della Svizzera italiana dedicata alla musica acusmatica: concerti in cui il senso della vista è quasi completamente azzerato. In sala non ci sono musicisti ma speakers e l’effetto di sostituzione è amplificato dal fatto che gli speakers sono in parte nascosti o poco visibili. La musica acusmatica richiede l’impegno dell’udito in modo praticamente esclusivo.
Che cosa significa l’aggettivo ‘acusmatica’?
La ‘musica acusmatica’ nasce intorno agli anni ‘60. Il termine è stato usato per la prima volta dal compositore francese Pierre Schaeffer[1], che l’ha mutuato dalla filosofia. L’akusmatikoi, infatti, era la scuola pitagorica in cui i discepoli udivano il maestro parlare da dietro a una tenda. Solo dopo lunghe pratiche di ascolto si era ammessi al suo cospetto.
E a Lugano che cosa succede?
Si va ai nostri concerti non per ascoltare musicisti, ma per ascoltare i suoni e la musica. In co-produzione con LuganoMusica, tutti i concerti si svolgono al Teatro Studio del LAC. Una sala che non è più solo una sala da concerto ma una sala che noi trasformiamo in uno strumento che suona. L’atmosfera è pienamente immersiva, il buio è quasi completo.
Come si svolge la performance musicale?
La musica acusmatica può essere ascoltata solo dal vivo: gli altoparlanti sparsi in vari punti della sala sono gestiti dalla regia audio dove un musicista decide la dislocazione delle sorgenti sonore, i loro movimenti, i tempi di diffusione, ecc… C’è molta libertà ed è un vero atto interpretativo e creativo. Possiamo trasmettere qualsiasi cosa, dai brani di sintesi pura ai soundscapes [ndr. registrazioni ambientali].
Qual è la finalità di ricerca per gli studenti della nostra Scuola universitaria?
EAR è la nostra stagione di punta per promuovere il repertorio acusmatico e per condurre un certo tipo di esperimento sull’ascolto. La mia è quasi una missione, offrire occasioni per imparare ad ascoltare e questa musica viene composta, e diffusa, pensando quasi esclusivamente all’esperienza di chi ascolta. Abbiniamo ai concerti un’operazione didattica: gli studenti del master di composizione sono coinvolti nella diffusione dei brani. Li studiano, li analizzano e poi ne diventano gli esecutori in sala.
Qual è la stata la risposta del pubblico in questi anni?
Per chi non la conosce, la musica acusmatica è molto curiosa, spaesante. Quando la definiscono, i compositori francesi parlano anche di “cinéma pour l’oreille”: infatti i primissimi brani di musica acusmatica furono trasmessi proprio in sale cinematografiche senza la proiezione di immagini. Ai concerti di EAR partecipano molti studenti, ma anche pubblico locale: qualcuno casuale e altri più affezionati, perché la stagione si è consolidata. Poi il Ticino ha una certa tradizione per la musica elettronica, specialmente a partire dall’eredità del Centro di Gravesano.
Che cosa puoi anticiparci di questa settima edizione?
I primi due concerti di quest’anno sono i ritratti di due compositori importanti: Denis Dufour (28 ottobre 2022) e Clemens von Reusner (13 gennaio 2023). Il 10 marzo invece una performance un po’ particolare che prevede un’attrice/performer e il pubblico, limitato, che ascolta questa volta in cuffia con una diffusione di tipo bianurale. A seguire due concerti dal repertorio più classico (21 aprile 2023 e 28 aprile 2023) dove l’ultimo appuntamento è un esempio ibrido di ‘Live Electronics’, cioè con musicisti che suonano insieme all’elettronica.
[1] Pierre Schaeffer, Traité des Objets Musicaux (1966)
Nato a Lugano nel 1970, Nadir Vassena ha studiato composizione a Milano con Bruno Zanolini e a Freiburg i.B con Johannes Schöllhorn. Nel 1993 partecipa ai corsi di composizione di Royaumont tenuti da Brian Ferneyhough. Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, tra i principali: Wettbewerb des Westdeutschen Rundfunks, Hochschule der Künste-Berlin, Mozartwettbewerb Salzburg, Christoph Delz-Stiftung, Stipendiat der Akademie Schloss Solitude Stuttgart, Mitglied des Istituto Svizzero di Roma, Kompositionsstipendium der Stiftung Landis & Gyr. Dal 2004 al 2011 cura, insieme a Mats Scheidegger, la direzione artistica dei Tage für neue Musik di Zurigo. E’ professore di composizione al Conservatorio della Svizzera Italiana (Scuola universitaria di musica). Nel 2015 è nominato finalista per il Gran Premio svizzero di musica.