Il prossimo 28 settembre 2023, l’Orchestra della Svizzera italiana inaugurerà la nuova stagione con la Prima Sinfonia di Gustav Mahler diretta da Markus Poschner.
Sul palcoscenico della Sala Teatro del LAC, l’OSI si esibirà con l’Orchestra del Conservatorio della Svizzera italiana: un organico di oltre cento musicisti per una grande pagina della letteratura musicale.
Maestro Poschner, l’OSI inaugura la stagione con l’Orchestra del Conservatorio per una sinfonia monumentale. Perché questa scelta?
La Prima Sinfonia di Mahler rappresenta una sfida per qualsiasi orchestra. L’OSI è profondamente innamorata della musica di Mahler: la scorsa stagione abbiamo eseguito il movimento singolo Blumine ed estratti da Wunderhorn Lieder[1]. Il suo grande repertorio sinfonico necessita di organici enormi, a parte la Quarta Sinfonia, che è davvero unica e assimilabile alla musica da camera, quindi praticabile dall’OSI senza l’aggiunta di ulteriori elementi. Per tutte le altre sinfonie abbiamo bisogno di integrare l’organico e il lavoro con l’Orchestra del Conservatorio è straordinario.
Dal punto di vista artistico, è una grande opportunità eseguire la grandiosa Prima Sinfonia che ritengo sia una delle migliori del repertorio sinfonico di Mahler. Appare come una sinfonia, ma non lo è. In essa tutto è ironico. Potremmo definirla come il rovescio di una medaglia di una sinfonia.
Eseguita per la prima volta a Budapest nel 1889, non fu subito apprezzata.
Per Gustav Mahler fu un’esperienza incredibile. Quando iniziò a comporre la sinfonia era molto giovane, aveva 24 o 25 anni, ed era assolutamente convinto che avrebbe riscosso un successo enorme. Ma accadde l’esatto contrario: fu un disastro. Nessuno riuscì a comprendere Gustav Mahler, il suo messaggio.
Per quale motivo?
Non è semplice dare una risposta. Penso che fosse dovuto all’approccio di Mahler. Il suo senso di appartenenza alla società era come incrinato. Il suo sarcasmo e la sua ironia erano l’esito del suo comportamento soggettivo e dalla sua personale esperienza della società, con i molti problemi che gli causava. Pensiamo al fatto che Mahler era un giovane ebreo in Austria alla fine del XIX secolo, e aveva fatto esperienza di un profondo classismo culturale tra austriaci, ungheresi, slavi… Mahler è veramente un prodotto del suo tempo.
Come si traduce questo nella Prima Sinfonia?
La sua musica esprime una profonda capacità di arrivare all’essenza. È così autobiografica che per le persone che la ascoltarono la prima volta fu un vero shock. Pensarono che non fosse autentica, che non fosse pura. Non poteva essere una sinfonia, semmai uno scherzo. Io credo che Mahler, invece, sia uno dei compositori più moderni di tutti i tempi. Quando si inizia a studiare la sua musica, non si arriva mai in fondo: è talmente stratificata, talmente ricca di storie e di riflessioni su temi diversi. Fin da giovane, Mahler si pone le domande essenziali sull’essere umano, in un modo così grande, ricco, vasto e moderno. Questa Prima Sinfonia per me è un miracolo, un vero mistero, una grande pagina della musica.
Che cosa si aspetta dagli studenti del Conservatorio?
Se penso alla mia esperienza personale di studente, non ricordo un momento così ispiratore come il mio incontro con la musica di Gustav Mahler. La sua musica è così intensa, così monumentale; piena di energia e allo stesso tempo così fragile e romantica. I sogni che puoi avere come giovane artista sono in costante evoluzione: tutto ciò che cerchi in un brano musicale è l’ispirazione per trovare la tua propria intensità d’espressione con lo strumento, il tuo personalissimo tono di voce per offrire il tuo contributo artistico unico. Le domande fondamentali che si pongono i giovani sono: “Chi sono?”. “Dove sono i miei limiti?”. Qui Mahler è un partner perfetto, perché ci mostra che non esistono limiti. Sopra le nostre teste il cielo è blu e non ci sono nuvole, quindi possiamo solo volare. Dobbiamo iniziare a volare.
Fare esperienza di pagine della letteratura musicale di questo tipo – cito qui anche Le Sacre du Printemps eseguita l’anno scorso dall’OSI sempre con gli studenti del Conservatorio – è il migliore impulso e la migliore spinta per i giovani musicisti.
Per me non c’è stato dubbio: dovevamo cogliere una sfida del genere.
[1] (Der Schildwache Nachtlied, Wer hat dies Liedel erdacht? Rheinlegendchen, Das irdische Leben, Wo die schönen Trompeten blasen, Revelge, Der Tamboursg’sell, Urlicht).