Buongiorno Signor Bischof, vuole presentarci Pro Helvetia, e in particolare la sua missione di promozione delle creazioni artistiche contemporanee? I valori con cui è stata fondata alla fine degli anni ’30 del Novecento, possono riverberarsi ancora oggi, nei vostri progetti presenti e futuri?
Pro Helvetia è l’istituzione svizzera di promozione delle arti con mandato pubblico, finanziata principalmente dalla Confederazione. La sua missione è promuovere la produzione artistica contemporanea prodotta in Svizzera da artisti svizzeri o da artisti stranieri, sostenendone la diffusione sia in Svizzera, sia a livello internazionale. Alla base c’è una idea molto chiara di valori che definirei democratici. Per esempio, l’arte e la cultura hanno bisogno di uno spazio di tolleranza per garantire la libertà d’espressione, di uno spazio di contraddizione, di sperimentazione. Fin dall’inizio, questa è stata l’idea alla base della nostra organizzazione. E questo è ciò che continuiamo a promuovere all’interno della Svizzera e nel resto del mondo.
Nella nostra società contemporanea, qual è il ruolo della filantropia strategica per Pro Helvetia?
È molto importante per noi, che siamo finanziati dallo Stato, sviluppare collaborazioni con partner privati su progetti specifici. E qui vorrei indicare, in particolare, due direzioni: il social engagement della promozione culturale e il sostegno alla cultura in generale. Il ruolo delle arti e della cultura nella società deve essere continuamente rinnovato, perché globalmente viviamo in un’epoca di grandi cambiamenti e di rivoluzioni di prospettiva. È assolutamente ovvio che l’arte e la cultura siano importanti per l’essere umano, ma vediamo emergere tendenze che mettono in discussione questo principio. In questo senso direi che, insieme all’investitore pubblico, la filantropia strategica per le organizzazioni private o per gli individui privati debba avere proprio l’obiettivo di ancorare l’arte e la cultura nella società in una maniera rispettosa e pluralista. Come ho detto, cerchiamo di collaborare con finanziatori privati per progetti specifici, come la Biennale di Venezia, ma anche per il collegamento con le nostre sedi all’estero. Per esempio, in Sudafrica due anni fa, durante la pandemia, abbiamo realizzato un bellissimo progetto finanziato anche da fondazioni svizzere private per sostenere il lavoro di musicisti sudafricani e svizzeri.
Raggiungere un riconoscimento internazionale e partecipare a programmi di scambio internazionale sono attività fondamentali per i giovani compositori. Qual è la visione di Pro Helvetia in questo ambito e come la vostra rete internazionale lo sostiene?
È molto importante per tutti gli operatori culturali svizzeri avere l’opportunità di valicare i confini del Paese per diverse ragioni: prima di tutto perché le dimensioni del mercato svizzero rendono estremamente difficile la sopravvivenza, e la seconda, forse ancora più importante, è perché lo scambio culturale aiuta ad ampliare le prospettive ed entrare in contatto con pubblici diversi. In questo senso, per i compositori è fondamentale essere presenti su piattaforme internazionali, così come partecipare a festival e rassegne. Non è facile che questo accada, per questo sosteniamo i giovani compositori sulle piattaforme internazionali. Anche qui in Svizzera, del resto, abbiamo collaborazioni di lungo periodo con festival, come il Festival di Lucerna, mirate a sostenere i compositori contemporanei. Si tratta sia di residenze per essere presenti a Lucerna sia di attività per essere apprezzati dai produttori internazionali e dal pubblico durante il Festival.
Ci sono progetti specifici che considera rilevanti e rappresentativi di questo discorso, di cui vuole parlarci?
Penso soprattutto a due progetti. Il primo forse è quello più piccolo rispetto all’ammontare finanziato, ma molto rilevante per noi, in particolare dal punto di vista della promozione sociale e dell’ancoraggio dell’arte nella società. Da un anno ormai abbiamo adattato il nostro programma di sostegno alle residenze artistiche rivolgendoci in modo specifico agli artisti con figli. E questo significa che giovani artisti, uomini o donne con figli, possono accedere a fondi supplementari per partecipare a una residenza. Lo facciamo perché abbiamo osservato che è molto difficile per un artista genitore andare all’estero per un certo periodo di tempo: per motivi finanziari, ma anche per motivi organizzativi.
Sono molto felice di vedere che questo progetto sia molto richiesto e di grande successo. Dimostra che, pur continuando a essere sempre interessati a supportare l’eccellenza, non possiamo fermarci soltanto a quella, ma dobbiamo anche considerare che gli artisti sono esseri umani che devono prendersi cura del loro benessere, delle loro vite private. Con questo piccolo ma importante sostegno supplementare, possiamo fare la nostra parte nell’aiutare questi artisti a sviluppare la propria ricerca all’estero, anche se hanno una famiglia. Questo è un progetto veramente significativo che sarà ulteriormente sviluppato nei prossimi anni.
Il secondo progetto è la collaborazione di lunga data con il CERN di Ginevra, con cui abbiamo creato un programma di residenze in cui due artisti – anche musicisti – fanno ricerca al Centro di Ricerca Nucleare, collaborando con i colleghi scienziati. Da questo progetto si è poi sviluppato un programma internazionale che riunisce un network di Paesi come l’India, il Sudafrica e la Cina e la Svizzera, i cui centri di ricerca e le istituzioni artistiche e culturali promuovono le interazioni tra pratica artistica, ricerca scientifica e produzione culturale. Questo programma suscita un forte interesse in campi come la musica, per esempio, dove ha portato a risultati molto interessanti. Penso al progetto di un musicista che dopo la residenza al CERN ha portato in Cile, nel deserto di Atacama, un’installazione sonora che rimandava al cambiamento climatico. Questo è qualcosa che trovo molto importante per il futuro della nostra società e del nostro mondo.