Fare musica insieme fa bene: favorisce lo sviluppo cognitivo ed emozionale, promuove un senso di comunità e di appartenenza. Lo provano diversi studi scientifici. Ma non solo: i progetti artistici collaborativi giocano un ruolo fondamentale nella promozione dell’inclusione e della coesione sociale, in particolare per i giovani delle fasce sociali più svantaggiate, che ottengono concrete possibilità di crescita professionale. Di questa tematica si è discusso in occasione del Forum “Strategic Philanthropy for the Arts”, organizzato a Lugano nell’ottobre 2024 dal CSI, durante la tavola rotonda dedicata al potere trasformativo della musica.
Luca Medici, direttore della Scuola di Musica del CSI, ha ricordato i progetti inclusivi sviluppati dal Conservatorio, tra cui “Togheter sounds better” (maggio 2024)* che ha coinvolto gli utenti della Fondazione Provvida Madre, gli allievi della Scuola di Musica e i clarinetti dell’Orchestra Ebony.
Ma quali sono le prove scientifiche dei benefici della musica d’insieme? “L’empatia è il concetto chiave su cui si basa il funzionamento della mente umana, il nostro cervello risuona per l’azione degli altri, sia in positivo che in negativo. Impariamo e comprendiamo il mondo perché siamo empatici. E questo dimostra l’importanza della musica d’insieme”, ha sottolineato la neuroscenziata Daniela Perani, professoressa all’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano, confermando come diversi studi recenti abbiano provato che il cervello dei musicisti è diverso e più performante: la musica quindi trasforma in positivo il cervello e promuove lo sviluppo di maggiori capacità cognitive, senza limiti di età.
Secondo Janice Harper Smith**, cantante, docente di canto e di pedagogia della voce, nella pratica la situazione non è confortante: siamo di fronte a una crisi globale dell’educazione musicale, per due motivi. Da un lato c’è poca collaborazione fra chi prende le decisioni a livello politico, una situazione che porta a uno scollamento fra la teoria e la pratica dell’insegnamento. Il secondo motivo è la carenza cronica di docenti di musica. Questo ha un impatto sull’educazione musicale dei bambini.
Per superare questi problemi – ha sottolineato Christine Rhomberg, presidente di Academy for Impact through Music della Fondazione Hilti – è fondamentale instaurare una stretta collaborazione fra gli enti pubblici e chi si occupa di progetti di musica con impatto sociale, per unire le forze e creare situazioni vantaggiose per entrambi. La carenza di docenti (motivati) deriva dal fatto che questa professione è la terza scelta per i musicisti, dopo la carriera di solista o quella in orchestra. Invece – ribadisce Rhomberg – gli insegnanti sono un punto di riferimento fondamentale nell’educazione musicale (in Germania solo il 25% dei diplomati in musica trova lavoro come musicista, gli altri ripiegano sull’insegnamento, senza avere la formazione e la vocazione). “Per questo la Fondazione Hilti ha investito nella formazione dei docenti, con il progetto Academy for Impact through Music, che dà loro gli strumenti e la motivazione per promuovere davvero il rafforzamento dei giovani tramite l’educazione musicale” (vedi video).
*A proposito degli sviluppi del progetto “Together Sounds Better”, QUI trovate i dettagli del laboratorio che ha coinvolto allievi delle elementari e utenti della Fondazione Provvida Madre.
**Janice Harper Smith è scomparsa il 24 novembre 2024. Da tempo vicina al Conservatorio della Svizzera italiana, ha elargito un fondamentale contributo nella pianificazione del panel del Forum dedicato al potere trasformativo della musica, a cui ha anche preso parte. Il Conservatorio la ricorda con stima e affetto.
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