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Stefano Bragetti: il flauto dolce e l’educazione musicale degli adulti

da | Apr 6, 2023 | LEGGI, Formazione

Prosegue la ricerca sul tema dell’educazione musicale in età adulta, con una conversazione con Stefano Bragetti, Responsabile dell’Area Pedagogia della Scuola universitaria di Musica, dedicata allo strumento del flauto dolce.

Stefano, come si colloca lo strumento del flauto dolce nell’educazione musicale in età adulta?
Il flauto dolce si è sempre posto – almeno nella percezione più mediterranea – come strumento di riappropriazione. A partire dagli anni ’60, a fronte delle tradizioni accademiche più selettive si rivelava come uno strumento che potremmo definire “inclusivo” rispetto alle diverse età, alle diverse generazioni, alle diverse motivazioni. Con il flauto dolce è stato possibile affermare il diritto di provare a far musica con un massimo di libertà, maggiore autodidassi, forte consapevolezza dei repertori e dei loro contesti.

In quali termini il flauto dolce concede questa libertà?
Il flauto dolce conosce, a partire dalla fine dell’Ottocento, una rinascita che proviene principalmente da due fenomeni piuttosto ampi. Il primo è il revival del Teatro Elisabettiano e della cultura elisabettiana in ambiente anglosassone, che ha portato alla ribalta certe musiche rinascimentali e certi strumenti musicali. Questo movimento rimette in vita il flauto dolce in una pratica che non è quella professionale, ma quella più salottiera, privata, borghese e aristocratica rimasta viva nei paesi Britannici attraverso l’uso di strumenti come il flageolet.. Il secondo filone è quello delle tradizioni tedesche della Hausmusik, la cultura di fare musica in casa, e successivamente della Spielmusik, un filone compositivo legato a un linguaggio classico e colto, che produceva un repertorio assolutamente accessibile. Queste tendenze, unite a un certo movimento innovativo nel campo dell’educazione musicale, fanno in modo che nella prima metà del Novecento il flauto dolce divenga uno strumento non solo di pratica diffusa giovanile ma anche di pratica adulta, in quanto pratica libera ed extra-accademica.

Il flauto dolce, infatti, entra in quel periodo nello strumentario Orff.
Esattamente. Il flauto dolce si inquadra tra gli strumenti che più facilmente possono avvicinare alla pratica musicale, diffondendosi nella prima metà del Novecento soprattutto in paesi di lingua tedesca come la Germania, l’Austria e la Svizzera. Parliamo di una vera e propria rinascita, poiché tra la fine del Settecento e la fine dell’Ottocento il flauto dolce non entra nel novero degli strumenti dell’orchestra e quindi non entra nemmeno negli strumenti di musica da camera. Con delle eccezioni nobili, come il flauto czakan assai diffuso nella Vienna di Beethoven.

Come si colloca oggi il flauto dolce nella pratica musicale degli adulti?
Oggi ci troviamo nell’onda lunga di questo revival che nasceva, sostanzialmente, come movimento anti-accademico. Teniamo presente tra l’altro, che per lungo tempo, in quest’ambito il flauto dolce è stato maggiormente legato all’esperienza di studio storico-musicologico piuttosto che a quella conservatoriale, in cui viene  inizialmente accolto, ovviamente, con l’etichetta di strumento antico, Per l’adulto il flauto dolce costituisce una fortissima opportunità, a mio parere concorrenziale solo con la pratica corale, di svolgere un’attività musicale in prima persona rispettando la propria fisicità e  i propri complessi tempi di vita,  fondando la pratica su un atteggiamento di grande consapevolezza a livello stilistico, di prassi esecutive antiche, di conoscenza delle fonti del repertorio.
Si scopre poi, in modo accessibile, l’essere questo strumento una fonte inesauribile anche di innovazione sonora (diventa un grandissimo strumento di musica contemporanea tramite tecniche non-standard, ma accessibili) e di appropriazione consapevole di pratiche folkloriche (quelle, per intenderci del whistle irlandese, o dei flauti bulgari o indonesiani, che non è così ostico imitare e a cui può essere stimolante e confortevole transitare… ma solo dopo aver suonato il flauto dolce!). In casi non rarissimi, attraverso il flauto dolce esecutori formatisi in età adulta hanno potuto coronare i loro percorsi con esiti tutt’altro che disprezzabili  a livello di partecipazione a progetti artistici, certificazioni di competenze, completamento di percorsi di formazione professionale, fatti quasi impensabili su altri strumenti.

Che cosa amano gli adulti di questo strumento?
Con questo strumento l’adulto ha lo stimolo a darsi da fare, a prendere la musica in prima persona, a non spaventarsi davanti alle difficoltà, ad avere accesso alla pratica musicale attraverso uno strumento che non ti pone un ostacolo iniziale, come un’ancia che devi imparare a gestire o una corda che devi imparare a intonare. L’adulto si muove soprattutto attraverso questa libertà intellettuale e fisica per poter prendere in mano questo strumento e con autonomia fare le sue esperienze. Essendo poi molto legato alle pratiche di musica d’insieme, è uno strumento altamente socializzante. Se piacciono i viaggi tra epoche e mondi diversi, il flauto dolce è un ottimo compagno perché, pur avendo le sue radici nell’antico, è lo strumento post-moderno per eccellenza, che permette di saltabeccare da uno stile all’altro e da un’estetica all’altra in modo consapevole, portandosi sempre dietro le sue stimolantissime caratteristiche identitarie.

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