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Un Conservatorio che sa guardare avanti. Intervista a Constance Frei

da | Mar 9, 2023 | LEGGI, Formazione

Musicologa, violinista e docente universitaria, Constance Frei è membro della Commissione Consultiva della Scuola universitaria di Musica dal 2020. L’abbiamo incontrata per conoscere più da vicino il suo profilo accademico e la sua personale visione della Scuola.

Constance, quando è iniziato il suo interesse per la musica e quando ha avviato i suoi studi musicologici?
Ho iniziato a fare musica da giovane con il violino e il pianoforte. Provengo da una famiglia dove, nella sfera privata, si è sempre fatta tanta musica. Ho quindi trascorso anni meravigliosi in Conservatorio a Ginevra e molto rapidamente ho scoperto l’ampio orizzonte della musicologia, la disciplina che studia la musica in ogni suo aspetto, dalla storia alla filosofia, dalla dimensione  sociologica all’organologia. È un campo molto vasto, in cui si può costruire il proprio spazio d’indagine con molta creatività. Il mio lavoro si divide quindi tra la pratica musicale e la ricerca: mi sta a cuore mantenere una visione che metta insieme entrambe le attività.

Oggi lei insegna a Losanna in contesti universitari molto diversi tra loro.
In passato ho insegnato all’Università di Friburgo e a Ginevra, adesso sono Professore a Losanna e opero in tre  istituzioni: la Facoltà di Lettere, l’Haute école de Musique e il Politecnico. In quest’ultima istituzione gli studenti, nel definire il loro curriculum accademico, possono scegliere anche materie della sfera delle Scienze Sociali e Umane, tra cui la musicologia. Evidentemente non è una disciplina obbligatoria, ma funziona molto bene. Ricordiamo che la musica fa parte del quadrivium, cioè è una disciplina matematica.

Che cosa sta imparando da questi diversi ambiti accademici?
Il mio è un punto di osservazione molto interessante perché, pur mantenendo una direzione unica, che è la musica, ho la possibilità di sviluppare moltissime ramificazioni di studio. Nella Facoltà di Lettere ho la piacevole opportunità di creare dialoghi fra la musica e le altre discipline: posso proporre temi di musica e cinema, musica e letteratura, musica e storia dell’arte… È una visione ampia e molto creativa. Naturalmente ci sono anche diversi aspetti da ripensare, come lo sforzo di trovare un linguaggio che sia permeabile, sempre comprensibile per tutti. Al Politecnico sviluppo ambiti ancora diversi, come quello tecnologico – ho anche una formazione di ingegnere del suono –; all’HEMU posso immaginare anche quello che serve per la formazione dei musicisti.

All’interno della Commissione Consultiva della nostra Scuola universitaria lei condivide questo sguardo trasversale. Qual è l’obiettivo della Commissione e quali sfide vede per il nostro Conservatorio?
È una grande gioia far parte di una Commissione come questa: per la fiducia e perché c’è la possibilità di osservare un’istituzione a 360 gradi. A noi non è richiesta una visione puntuale, piuttosto la comprensione di tutte le parti dell’istituzione e capire se funzionano nell’insieme: questo è un lavoro meraviglioso. Ogni membro della Commissione ha le sue particolari specializzazioni e siamo quindi molto complementari. La Commissione è sempre a disposizione per esprimere la propria visione o effettuare una valutazione se c’è una domanda in particolare. Dall’altra parte c’è una qualità di ascolto incredibile e la volontà di costruire insieme.
Quello che apprezzo al Conservatorio della Svizzera italiana è la straordinaria fluidità della comunicazione. A tutti i livelli, le persone hanno sempre la possibilità di dialogare fra loro e, pur nell’autonomia del proprio lavoro, vedo una grande forza di scambio e di dialogo che permette di generare fiducia. In questo senso, vedo una squadra che ha la possibilità di evolvere, di proporre, di creare, di essere se stessi tenendo sempre conto che c’è un insieme e che c’è un equilibrio generale da mantenere. Il ruolo della Commissione è appunto di osservare che questo equilibrio sia sempre mantenuto. Personalmente, ho avuto la possibilità di immaginare come rendere l’istituzione più visibile all’esterno attraverso l’uscita del primo numero della rivista di didattica musicale: è il seguito di un percorso già avviato sullo sviluppo di un dialogo con l’esterno, che risponde, cioè, all’intenzione di mantenere aperta una finestra sul Conservatorio per un pubblico ampio che abbia quindi l’occasione di vedere come l’istituzione stia evolvendo. Dal punto di vista del Conservatorio, si tratta anche di rispondere a una sorta di dovere verso la cittadinanza, verso il tessuto culturale del territorio di riferimento.

Quest’anno il Conservatorio ha partecipato al progetto “Cultura e Salute” promosso dalla Città di Lugano-Divisione Cultura in partnership con IBSA Foundation e USI. Comprendere il portato delle arti e della cultura per il benessere delle persone è un filone di ricerca importantissimo in cui possiamo meglio comprendere anche che cos’è la musica e che cosa è stata nel tempo per l’evoluzione dell’essere umano. Qual è la sua valutazione in questo ambito?
Ci sono diversi elementi di risposta. Sono stati condotti studi importanti nel campo delle neuroscienze affettive: in particolare misurando le diverse azioni del cervello quando si ascolta un certo tipo di musica o si suona un certo tipo di strumento. La cosa è stata presa sul serio da molte discipline mediche, per lo sviluppo della salute mentale e di quella fisica, divenendo un campo di ricerca molto vasto.
Se, invece, ci spostiamo nell’ambito della comprensione intellettuale della musica e in quello della performance musicale, vediamo che la musica interessa ogni sfera della vita umana. Pensiamo alla memoria, per esempio, che è un dato fondamentale per l’essere umano: nella musica è una tematica molto vasta e ne interessa sia la forma, sia la pratica performativa. Oppure pensiamo all’improvvisazione, che è una questione di intuizione. L’approccio intuitivo è alla base delle scienze e dei sistemi ecologici: come esseri umani, dobbiamo continuamente essere connessi alle nostre intuizioni. Nella musica l’improvvisazione è un altro tema fondamentale. La musica è anche uno spazio terapeutico. La musica è ovunque, nel quotidiano, sia da consumare sia da praticare.
Se entriamo nel discorso della valorizzazione della musica nelle scuole universitarie è proprio lì che si può cercare di utilizzare la musica per entrare in ogni disciplina percorrendo nuove vie di ricerca, in qualsiasi direzione. Penso che la nostra società abbia ben capito il ruolo della musica. A noi sta il compito di continuare a valorizzarla.

 

Professoressa assistente di musicologia all’Università di Losanna dal 2016, all’Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL) – nell’ambito del programma del Collège des Humanités -, e alla Haute école de Musique de Lausanne (HEMU), Constance Frei ha insegnato musicologia anche all’Università di Ginevra (2001-2011, 2015), all’Università di Friburgo (2014-2016) e alla Haute Ecoles de Musique di Ginevra. È violinista diplomata (classe di C. e L. Romano) e possiede anche un diploma in pedagogia musicale (Società svizzera di pedagogia musicale) e due certificati (pianoforte e scrittura musicale). Musicologa, violinista e documentarista, Constance Frei ha pubblicato diversi libri tra i quali:
1. “L’Arco Sonoro. Articulation et ornementation : les différentes pratiques d’exécution pour violon en Italie au XVIIe siècle” (LIM 2011 e 2022, 636 p.)
2. Un’edizione critica con il prof. Etienne Darbellay: “Girolamo Frescobaldi, Opere manoscritte per tastiera, autentiche e di dubbia attribuzione”, in Monumenti musicali italiani, Opere Complete, XIII (Suvini Zerboni 2018, 3 voll., 800 p.)
3. Un documentario di tre ore: “Il violino in Italia 1600-1700” con Stefano e Valeria Montanari, Luigi Rovighi (Frémeaux 2014).Ha collaborato a diverse edizioni critiche pubblicate da Suvini Zerboni (Biagio Marini, Giovanni Battista Fontana, Girolamo Frescobaldi) ed è regolarmente invitata a tenere conferenze in Svizzera, Germania, Spagna, Inghilterra e Italia. Come violinista ha tenuto concerti in Italia, Svizzera, Francia, Danimarca, Grecia e Germania. Ha registrato anche per l’etichetta Tactus. I diversi soggiorni di ricerca in Italia (2005, 2010-2013) finanziati dal Fondo Nazionale Svizzero hanno favorito le sue collaborazioni a vari progetti internazionali (Losanna, Ginevra, Lugano, Bologna, Venezia, Roma, Lecce, Modena, Parigi, Nizza, Bordeaux, Saragozza, Londra, ecc. ), nei campi della pratica strumentale, della storia dell’editoria musicale, della tipografia musicale e delle questioni di notazione, dei rapporti tra editori e compositori, della storia del quartetto d’archi, della storia della trascrizione, ricerche pubblicate come articoli e capitoli di libri. Nel 2015 è stata insignita del Premio della Fondazione Pierre & Louisa Meylan per il suo lavoro.

 

 

 

 

Scuola universitaria di Musica | Commissione Consultiva

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