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Uno sguardo alla Commissione Consultiva. Intervista a Pierre Wavre

da | Feb 9, 2023 | LEGGI, Persone

Entrato nella Commissione Consultiva nel 2013 e nominato presidente nel 2017, Pierre Wavre condivide nelle nostre pagine una riflessione sull’ambiente della formazione musicale e sul ruolo della musica colta nella società contemporanea.

Signor Wavre, grazie alla sua profonda esperienza di Direzione della Haute École de Musique di Losanna, è stato nominato nel 2017 Presidente della Commissione Consultiva della Scuola universitaria di Musica (SUM) del Conservatorio. Che ambiente ha trovato in Ticino e che cosa l’ha colpita maggiormente?
L’accoglienza è stata fin dall’inizio calorosa e i contatti facili da stabilire. Probabilmente a causa della sua piccola dimensione, presso il Conservatorio viene a crearsi una buona atmosfera di campus. Gli studenti si conoscono tra di loro e partecipano alla vita della struttura, ad esempio venendo coinvolti per l’allestimento delle aule. Si sostengono a vicenda, cosa che non è sempre ovvia data la percentuale così alta di stranieri. Ma è la maggioranza degli italiani a dettare il tono. Gli insegnanti sono molto vicini ai propri studenti e non mettono alcuna distanza tra loro e gli allievi. Quanto al team amministrativo, si tratta di un gruppo affiatato che lavora con notevole impegno. Molti di loro hanno studiato musica, il che li rende vicini alla vita della casa.

Può descriverci quali sono i compiti principali della Commissione Consultiva e quali, dal suo punto di vista, gli ambiti di attività in cui il Conservatorio della Svizzera italiana è cresciuto maggiormente in questi 10 anni?
La Commissione Consultiva è composta da cinque membri scelti per la loro esperienza nel settore educativo e accademico. Oltre ad avere tra i suoi membri la Direttrice della Formazione di Base della SUPSI, gli altri partecipanti sono musicisti con esperienza nelle Scuole universitarie di Musica in Svizzera o all’estero. Ognuno dei membri ha un background legato alla cultura musicale, ma differente per contesto di provenienza. Questo è un grande vantaggio perché ci permette di avere dei punti di vista ampi, di conoscere altre realtà che sono affini alla SUM per mandato, ma molto diverse per struttura e funzionamento.
I compiti e le competenze principali della Commissione, che non ha però alcun potere decisionale, consistono soprattutto nel dare alla Direzione degli input in merito alle questioni strategiche proposte e fornire suggerimenti e consigli per perseguire l’obiettivo di un miglioramento continuo. La Commissione prende atto delle proposte per il futuro dell’istituto, delle innovazioni e degli adattamenti ai corsi di formazione che gli vengono sottoposti. Partecipa inoltre alla definizione degli assi di ricerca e sviluppo. Lo svolgimento di queste attività diventa possibile solo conoscendo in modo approfondito ogni dettaglio del sistema organizzativo e pratico della SUM. La Commissione assiste anche alle prestazioni di servizio del Conservatorio. Ha contatti ogni anno con la Presidente della Fondazione, incontra collaboratori del team amministrativo, docenti e rappresentanti degli studenti. I suoi membri partecipano inoltre a molte delle attività svolte, ad esempio come esperti agli esami finali e alle prove per la selezione di nuovi docenti. Ogni due anni, deve inoltre fare un resoconto alla SUPSI.
In dieci anni ci sono stati molti cambiamenti all’interno della SUM. Il numero di studenti è cresciuto e sono state attivate nuove classi di strumento. Con i cambiamenti della società, delle nuove opportunità hanno permesso l’offerta di nuove formazioni. La SUM si è così aperta e ha assunto un ruolo più importante come organizzatore e promotore di concerti. Tutte le collaborazioni con altre scuole, gli scambi tra insegnanti e i corsi di perfezionamento organizzati presso il CSI hanno confermato il marchio internazionale della SUM. Per quanto riguarda la gestione della scuola, anche la governance è stata adattata: il lavoro di squadra ha permesso di alleggerire la Direzione delegando alcune funzioni, pur mantenendo sempre un’unità di visione.

L’integrazione delle produzioni musicali nel curriculum formativo degli studenti SUM è un elemento di grande attenzione. Dai concerti con l’OSI alla Stagione Sinfonica diretta da grandi ospiti della scena internazionale, fino all’importante lavoro sul repertorio contemporaneo con la stagione di 900presente. Come commenta questo elemento e che cosa, secondo lei, deve caratterizzare la formazione musicale oggi?
In concerto, il musicista si trova più spesso a suonare come membro di un ensemble che come solista. È dunque necessario per gli studenti imparare a suonare in gruppo, facendo musica da camera, o partecipando ad attività d’orchestra o d’ensemble a organico variabile. Per essere un buon musicista, bisogna infatti conoscere le caratteristiche degli altri colleghi. La necessità di integrare il lavoro di gruppo nella formazione professionale è diventata sempre più evidente. Le collaborazioni con l’Orchestra della Svizzera italiana o con altre orchestre come quelle delle Scuole universitarie di Musica di Zurigo (ZHdK) o Ginevra (HEM) sono state molto stimolanti. Grazie a questi progetti, gli studenti hanno scoperto capolavori musicali sotto la guida di grandi direttori d’orchestra.
Anche la musica contemporanea, considerata indispensabile nella formazione presso una Scuola universitaria di Musica, risulta più facile da scoprire, se fatta in gruppo. Gli insegnanti di materia principale non sempre hanno il tempo di occuparsene durante le loro lezioni individuali, perché il repertorio classico risulta già molto vasto. La stagione 900presente della SUM si dimostra quindi essere essenziale per gli studenti che devono avvicinarsi a questo repertorio. Oggi è infatti sempre più importante per un giovane musicista conoscere la musica contemporanea, perché lo rende più competitivo.

Una riflessione sui pubblici. Proprio in questi giorni, il Conservatorio vive la seconda edizione di Conservatorio in Festival: una manifestazione creata alla fine della pandemia, per ribadire con forza la qualità del lavoro svolto nelle nostre aule anche nei momenti di maggiore restrizione. Una festa della musica con proposte variegate che si rivolgono a tutti. Non limitandosi ai professionisti e amanti della musica. Che ruolo ha, secondo lei, la musica colta nella società contemporanea?
L’idea del “Conservatorio in Festival” arriva al momento giusto per portare la musica a tutti i pubblici. Non ci sono vincoli, né rituali. È necessario fare programmi colorati, molto diversi tra loro, in modo che gli ascoltatori possano sentirli in prima persona senza il complesso di non essere “istruiti”, ma solo per divertirsi, ascoltando pezzi che sorprendono. Grazie a questo Festival è possibile ascoltare anche gli studenti più giovani della sezione Pre-College e della Scuola di Musica, dimostrando così l’unità dei diversi dipartimenti. Il Conservatorio è rivolto a tutte le età e a tutti i livelli. Mantiene inoltre la musica come un’arte particolarmente importante nella nostra cultura. Riuscirà a far conoscere al pubblico la musica contemporanea, come i musei di arti visive sono riusciti a fare con gli artisti attuali? Il Conservatorio della Svizzera italiana ha dimostrato di avere un posto speciale per svolgere questo ruolo nella società di oggi.

 

Scuola universitaria di Musica | Commissione Consultiva

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