Il progetto Città della Musica prosegue il suo iter politico e pianificatorio. Ma oltre agli aspetti architettonici, si dovranno gradualmente definire i contenuti che lo animeranno. Una fonte di ispirazione potrà venire anche dagli incontri e dalle discussioni tenutisi durante il Forum “Strategic Philanthropy for the Arts” il 22 ottobre 2024. Nella tavola rotonda intitolata “New visions for blooming inclusive development” sono stati presentati progetti partecipativi di successo in ambito sociale e culturale.
Come ha sottolineato in apertura Christoph Brenner, direttore del Conservatorio della Svizzera italiana, ” La strategia per la Città della Musica è basata su due principi: cooperazione e complementarità. Abbiamo creato un’identità condivisa che unisce istituzioni musicali come la Fonoteca, l’OSI, il Coro RSI, I Barocchisti e Sonart, evitando di centrare tutto sul Conservatorio. Inoltre, costruiremo solo ciò che manca, come una sala prove per grandi orchestre e una sala da camera adeguata. Ora la sfida è dare vita a questo spazio”. Le relatrici presenti hanno quindi illustrato i progetti di cui si sono occupate e che possono fornire spunti interessanti di sviluppo al progetto luganese.
Giulia Sanchez-Abeal (vedi video),CEO della Escuela Superior de Musica Reina Sofía di Madrid, ha presentato il modello della scuola, che unisce eccellenza e inclusività, selezionando solo il 5% dei candidati, ma garantendo a tutti una borsa di studio completa. Con studenti da tutto il mondo e un tasso di occupazione del 96%, promuove l’accesso equo all’educazione musicale. Organizza 300 concerti l’anno, molti gratuiti, e offre contenuti online. Grazie a partnership strategiche, porta la musica a comunità vulnerabili, promuovendo un impatto sociale concreto.
Carol Haensler, direttrice del Museo Villa dei Cedri di Bellinzona e presidente dell’Associazione dei Musei svizzeri, ha sottolineato come i musei debbano impegnarsi per scrollarsi di dosso l’immagine di luoghi destinati solo alla conservazione (termine da cui deriva tra l’altro anche la parola conservatorio). Grazie a progetti innovativi, molti musei riescono a diventare luoghi aperti e vivi in cui si creano nuove esperienze. Ha portato l’esempio del Zentrum Paul Klee di Berna, dove il progetto “Paul und Ich” ha creato un orto comunitario post-COVID, coinvolgendo i residenti in un’esperienza condivisa. Invece il Musée des Beaux-Arts di Losanna ha creato i passeurs de culture: volontari appassionati d’arte che invitano amici o vicini a visitare il museo in modo informale. L’obiettivo non è insegnare, ma condividere emozioni, rendendo l’arte accessibile e rafforzando il senso di comunità. Questo progetto – ha evidenziato – può essere particolarmente interessante e d’ispirazione per l’integrazione della Città della Musica nella comunità in cui sarà inserita.
Il Conservatorio della Svizzera italiana, ha evidenziato Brenner, nonostante il nome è un’istituzione giovane rispetto ad altre scuole di musica in Svizzera e all’estero. Questo lo libera dai vincoli dettati dalla tradizione. Una condizione di cui potrà godere anche la Città della Musica? Certo, ha concordato Tessie Britton fondatrice di Participatory City e Ashoka Fellow: la futura Città della Musica ha l’opportunità unica di creare da zero relazioni con la comunità locale, collaborando con gli attori del mondo culturale e creando ponti tra i professionisti dell’arte e la società. In questo, il suo progetto Participatory City, può essere d’ispirazione: “Ogni progetto partecipativo è un pretesto per costruire legami. La vera trasformazione avviene attraverso le relazioni. Inclusività e co-creazione sono centrali e collaborare con istituzioni locali crea un ecosistema aperto, accessibile e ricco di opportunità per tutti”.
Ciò su cui tutte le relatrici erano allineate e di cui erano fermamente convinte è il concetto di co-creazione. Per funzionare, un processo deve essere collaborativo e coinvolgere artisti, istituzioni, comunità e anche filantropi. Quando i filantropi partecipano attivamente al processo creativo, anziché limitarsi all’aspetto finanziarlo, emergono soluzioni più significative alle sfide comuni. Quando i nuovi progetti vengono sviluppati con le comunità e non per le comunità, acquisiscono una visione e un significato condivisi. In questo senso è fondamentale anche il concetto di riconoscimento e inclusione di quelle che sono le peculiarità delle varie comunità di riferimento, in modo da renderle attivamente e positivamente partecipi.
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