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Commissione Consultiva della Scuola universitaria. Una conversazione con Jukka Savijoki

da | Mag 4, 2023 | LEGGI, Persone

Le conversazioni con i membri della Commissione Consultiva della Scuola universitaria di musica continuano con Jukka Savijoki, membro dal 2017. Chitarrista e già senior lecturer e direttore della formazione di chitarra alla Sibelius Academy di Helsinki, Savijoki ripercorre con noi i punti di forza e le sfide più importanti della Scuola nel prossimo futuro.

Signor Savijoki, che ambiente ha trovato in Ticino e come definirebbe la nostra Scuola?
Innanzitutto, vorrei dire che per me è un vero onore lavorare nella Commissione. È un compito molto stimolante che si svolge sempre in un’atmosfera positiva e costruttiva. Ritengo inoltre che i membri della Commissione siano trattati con grande rispetto e apprezzamento da parte del Conservatorio. Sono particolarmente motivato dal fatto che il CSI sia una scuola di musica di alta qualità e in costante sviluppo, la cui direzione ha capito che non può restare ferma. L’organizzazione fluida e ben funzionante e la buona comunicazione tra il personale e gli studenti sono ammirevoli. Anche il personale amministrativo è stato reclutato con notevole successo. Fin dalla prima volta in cui sono stato al CSI nel settembre 2016, come membro della giuria del concorso Gianni Bergamo, l’atmosfera è stata molto piacevole e accogliente. D’altra parte, accanto a questa ’intimità’, il CSI è anche molto internazionale, il che lo rende un luogo di studio attraente. Sebbene il CSI sia un’istituzione relativamente piccola, ha molti musicisti di spicco nella sua facoltà, il che è altrettanto ammirevole. A livello più personale, è sempre un piacere per me venire a Lugano, una città mitica sia per la sua storia che per i suoi bellissimi paesaggi. Naturalmente, anche il LAC ha portato il suo importante contributo alla vita culturale della città, così come lo farà certamente anche la Città della Musica.

Tra i compiti dei membri della Commissione vi è quello di fornire una prospettiva esterna sul funzionamento organizzativo e progettuale della Scuola. Quali sono, secondo lei, le competenze che una scuola universitaria di musica deve saper sviluppare per i giovani musicisti di oggi e quali sono i nostri punti di forza? Quali, invece, le maggiori criticità?
Forse la prima cosa da ricordare è che gli obiettivi della formazione dei musicisti non sono cambiati. Abbiamo ancora bisogno di musicisti in grado di suonare in orchestra ad alto livello, di solisti, di musicisti da camera, ecc. Come sappiamo, qualunque sia lo strumento, richiede anni di lavoro duro e determinato per suonarlo a un livello professionale. Un musicista è come un atleta, e lo è per tutta la vita, non solo per pochi anni. Se guardiamo alla musica contemporanea, vediamo che è un settore importante che necessita di un’attenzione particolare, se non altro perché la maggioranza dei musicisti affronta questo repertorio nella vita professionale. D’altra parte, anche la ricerca sulla tradizione esecutiva della musica antica ha portato sfide rilevanti al musicista. Infatti, oggi esistono molti strumentalisti che padroneggiano in modo convincente le pratiche esecutive sia moderne sia antiche. Se parliamo dell’educazione musicale nel suo complesso, ritengo che ci sia bisogno di molti insegnanti nelle scuole e nei licei musicali. Per loro è importante investire sulla versatilità, anche stilistica, senza dimenticare la musica attuale. Penso che l’offerta dei CSI sia varia e che molto dipenda probabilmente dall’attività dello studente stesso. Se potessi fare una critica, come membro della giuria di musica da camera vorrei che lo studio di questo nobile genere fosse più organizzato e che i gruppi non fossero solo messi insieme frettolosamente per l’esame.

Accanto a questa ’intimità’, il CSI è anche molto internazionale, il che lo rende un luogo di studio attraente.

Uno sguardo alla produzione concertistica. Dalla Stagione Sinfonica a 900presente, alle sperimentazioni con lo Spazio 21, gli studenti della SUM si impegnano tutto l’anno in produzioni che attraversano tutti i repertori musicali. Quanto è importante per gli studenti approcciare la vastità della musica ed entrare in contatto con esperienze creative differenti?
Ho già risposto in parte a questa domanda nella precedente. Un’ampia esposizione alla musica è di fondamentale importanza per ogni futuro musicista. D’altra parte, attraverso le orchestre e le varie formazioni di musica da camera, si apprendono sia le capacità di collaborazione sia il modo di lavorare in gruppo, due doti importanti nella vita professionale. Di non poca importanza è anche la responsabilità della propria voce in piccoli ensemble – il livello del gruppo è, dopo tutto, l’anello più debole. Un quadro ampio dei diversi stili musicali aiuta anche a trovare una possibile specializzazione, che può essere importante anche per i lavori futuri. Infine, lavorare in questi diversi contesti è divertente!

Città della Musica di Lugano: si apre un nuovo, importantissimo, capitolo per il Conservatorio della Svizzera italiana. Dal suo punto di vista, una nuova sede dove si trovino anche OSI, i Barocchisti, RSI e Fonoteca, che sia quindi anche il polo di riferimento musicale per il territorio, che opportunità aprirà per gli studenti?
Sicuramente il primo impatto positivo è rappresentato da strutture migliori e più funzionali. Si può anche ipotizzare che la presenza di due orchestre di alta qualità nell’edificio motiverà e ispirerà gli studenti. Più in generale, il progetto avrà sicuramente un impatto significativo sia sul quartiere di Besso sia sulla vita culturale di Lugano nel suo complesso. Nella mia città natale, Helsinki, più di dieci anni fa è stata costruita una Casa della Musica progettata su una visione più o meno similare. È diventata un importante centro di vita musicale, ma è un po’ difficile dire che cosa abbia aggiunto concretamente agli studenti che vi studiano. Credo fermamente, invece, che la Città della Musica di Lugano porterà molte attività musicali in città e sostengo con convinzione l’idea di una sua massima apertura. Un esempio di successo è il Southbank Centre di Londra, che è un enorme polo culturale che ospita sempre moltissimo pubblico. Molte persone certamente assistono ai concerti, ma molte vi si recano anche solo per bere un caffè o pranzare in uno dei suoi ristoranti.

 

Jukka Savijoki ha studiato chitarra all’Accademia Sibelius e con John Duarte a Londra. Dal suo debutto alla Wigmore Hall di Londra nel 1977, si è esibito in tutto il mondo come solista e come musicista da camera con numerosi ensemble rinomati. Savijoki è ugualmente interessato alla musica contemporanea e al repertorio della chitarra classica. Come membro del Cluster Ensemble, ha eseguito in prima assoluta molte opere di importanti compositori contemporanei. Nel 1990, Jukka Savijoki ha ricevuto una borsa di studio quinquennale dallo Stato finlandese, primo chitarrista in Finlandia a ricevere una tale borsa di studio. Nel 1997 ha completato presso l’Accademia Sibelius una tesi di dottorato sulla musica viennese per chitarra dell’inizio del XIX secolo, comprendente uno studio approfondito delle opere per chitarra di Antonio Diabelli. Attualmente Jukka Savijoki è docente senior presso l’Accademia Sibelius.
Scuola universitaria di Musica | Commissione Consultiva

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