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Quanto studi a casa?

da | Giu 15, 2023 | LEGGI, Formazione

Fiabe e musica a merenda. Ascona, Teatro del Gatto, 17 marzo 2023.
La “Fiaba musicale” è un contenitore variegato che racchiude uno spicchio di teatro farcito dalle note di piccoli musicisti. Vediamo sul palco diversi strumenti: violino, violoncello, contrabbasso, chitarra, percussioni, flauto, clarinetto, corno, tromba, fagotto, pianoforte, arpa e fisarmonica. Sono proprio bravi, penso mentre mi godo lo spettacolo. Dopo il concerto ci si ritrova tutti insieme a bere un succo d’arancia e mangiare una fetta di torta. Scambio qualche parola con il padre di tre meravigliosi giovani musicisti della Scuola di musica. Mi racconta che i suoi figli dedicano allo studio del proprio strumento almeno 45 minuti al giorno. Tutti i giorni.
«E come fai?» chiedo.
Lui mi spiega che i suoi figli hanno creato nel tempo una sorta di autonomia nell’andare a studiare in camera loro.
«Vanno da soli in camera a studiare?» potrebbe essere il soggetto del nuovo film di Ridley Scott.

Non fraintendetemi, anche ai miei figli piace molto suonare, lo vedo. Hanno allacciato un bellissimo rapporto con i loro docenti che ne hanno assecondato il carattere e la personalità. Avanzano nello studio, ma so che potrebbero fare di più. E questo, perché non studiano abbastanza. Infatti, realizzo che ci sono più probabilità che io prenda fuoco per un rarissimo caso di autocombustione, piuttosto che vederli arrivare a casa da scuola a un orario decente e filare dritti a studiare lo strumento.
Ne parlo con un docente, il quale mi assicura che almeno per i primi anni alle prese con la musica, è preferibile che il genitore rimanga nella stessa stanza durante lo studio del ragazzo. Preferibilmente presente e attivo. Instagram: vade retro!
Oramai è diverso tempo che va avanti così, ma è anche vero che non posso pretendere che le cose cambino se io non faccio niente per cambiarle. Che cosa ho sbagliato?Piccolo giro di telefonate tra amiche in cui riprendo il controllo e mi rassicuro di non essere la sola. Perché, ascoltate mamme e papà, non siamo soli. Siamo un gruppo forte e vivo più numeroso di quello che si pensi di genitori che non sanno bene cosa fare rispetto allo studio della musica a casa. Ci vorrebbe un manuale.

Quanto è importante lo studio? Si può studiare da soli?

Le nostre creature devono poter avere una linea guida e non solo svegliarsi 72 ore prima dell’esame e darci dentro come un professionista alle prese con un concerto di Paganini. Ho raccolto qualche informazione, ho anche letto una tesi di una nostra docente del Conservatorio. Alla fine, quanto tempo dobbiamo dedicare allo studio?
All’inizio bastano 10 minuti, poi si aumenta piano piano. Diciamo che sono poche le situazioni nelle quali un ragazzo prende in mano il proprio strumento e studia da solo. Bisogna accompagnarli, stare con loro. Dovrebbero avere un quaderno sul quale vengono indicati i compiti e i giorni della settimana in cui hanno studiato. Basta una crocetta di fianco alla data. Il senso di colpa mi pervade e la speranza mi sta lentamente lasciando. Sono pronta a gettare la spugna!
Ma non sapevo che sarebbe avvenuto il miracolo.
Il giorno dopo, infatti, ricevo un messaggio: stanno cercando un percussionista in orchestra, ecco che chiamano mio figlio (piccolo) alle prove. Parliamoci chiaro: 10 anni di puro amore per M’Bappé, la carbonara, il panino con la porchetta e i Queen. Le premesse non sono decisamente quelle per entrare in un’orchestra, penso.
«Non saprei» rispondo, «ma ci proviamo lo stesso».
Lui accetta perché è sempre alla ricerca di nuovi amici con cui fare caciara. Poi entriamo nell’aula dove ci attendono violini, viole e violoncelli. Tutti in silenzio, attenti con gli occhi puntati su Chiara e Livia, le direttrici d’orchestra. Sudo freddo.

Eccolo, il miracolo. Bastano pochi secondi per rimanere estasiata. Perché in Orchestra non hanno fatto pezzi propriamente classici. Come assaggino, beccatevi “Smoke on the water”. Poi eccoti la colonna sonora del film di Harry Potter. E poi “Dragon dances” dove le percussioni fanno vibrare i vetri dell’aula 204. Non l’avevo mai visto così attento e pronto come in queste due ore di prove orchestrali. Senza fare un plissé, si concentra, guarda lo spartito, è dritto con la schiena, attento, quasi a voler vedere il gruppo di quaranta bambini dall’alto. Forse, con la mente sta volando. Dopo tre brani diversissimi tra loro, usciamo. C’è la merenda in giardino, organizzata dalle mamme. Mio figlio sparisce con il gruppo di musicisti. Vanno a giocare a pallavolo.
Tornando a casa faccio apposta a non dire niente. Lui però mi dice «E stato beeeellissimo». E questo ripaga tutto.
A casa, si fionda nel seminterrato. Pum, pam, pum pam!! A cena mi trattengo dal fare domande, ma vedo con la coda dell’occhio che picchietta sul tavolo con le dita e fa andare la testa. Fa pure beat-box. Mio marito sta per dire qualcosa, ma lo fulmino con lo sguardo.

Mettendo insieme tutte le informazioni raccolte, posso dire che, lo studio a casa è correlato a uno scopo, o a uno stimolo. Questi possono essere: porsi delle mete o dei traguardi come il Concorso Svizzero di Musica per la Gioventù, oppure, nel nostro caso, “Don’t stop me now” dei Queen. Se gli scarsi risultati dovuti a uno studio mediocre o addirittura nullo scoraggiano il bambino, proviamo a stimolarlo con l’idea di un saggio o concerto svolto in duo o trio.

E poi, la soluzione magica alla mia domanda: la musica d’insieme.
Lo avevamo già sentito durante Orchestriamoci, il 3 dicembre 2022. Avevamo respirato aria e adrenalina. Come si fa a dire di no ad altri 40 strumenti? Come si declina un invito a una festa così grande?

Genitori, provateci. La musica d’insieme, il booster di cui avevamo bisogno.

SMUS

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