Violinista, classe ’78, Andrea Mascetti è il nuovo Responsabile della Formazione Continua della Scuola universitaria di Musica del Conservatorio della Svizzera italiana, dove ricopre anche il ruolo di produttore della stagione di musica moderna e contemporanea 900presente. Musicista professionista attivo nel repertorio sinfonico e cameristico, Mascetti è anche produttore musicale: ha fondato a Bellinzona i “Concerti di San Biagio” e, dal 2013, è membro dell’ensemble internazionale Spira mirabilis.
Andrea, ripercorriamo brevemente i tuoi anni di formazione.
Ho iniziato a suonare il violino a sette anni e da allora ho continuato a farlo provando sempre un grande amore per questo straordinario strumento. Faccio ancora parte di quella generazione di musicisti ticinesi che alla fine degli anni ’90 guardava all’Italia per la propria formazione. Quindi, dopo gli studi liceali, mi sono diplomato al Conservatorio di Milano. In seguito mi sono perfezionato con Salvatore Accardo all’Accademia Stauffer di Cremona e con Daniel Stabrawa a Berlino. Da subito ho iniziato a insegnare e a collaborare con varie orchestre, come l’Orchestra Mozart e altre, ma soprattutto con l’OSI e con il collettivo Spira mirabilis. Parallelamente, mi sono dedicato tanto anche al quartetto d’archi e al trio con pianoforte e ad altre formazioni specializzate nel repertorio contemporaneo – come Divertimento Ensemble e MDI Ensemble. Ho cercato di abbracciare tutte le possibilità che mi si offrivano per ampliare le mie competenze e per esplorare il repertorio: ho avuto la fortuna di poterlo fare in ambito professionale.
Con Spira mirabilis, che presiedi da oltre 10 anni, avete realizzato grandi progetti di diffusione della musica e qui hai potuto anche sviluppare le tue competenze di produttore musicale.
La diffusione della musica è sempre stata una conseguenza naturale di questo progetto particolare, che è nato prima di tutto per un desiderio di studio dei suoi componenti. Nato nel 2007, Spira mirabilis è infatti un progetto di musicisti che si ritrovano attorno allo studio di un brano del repertorio cameristico, orchestrale o operistico senza fare ricorso all’aiuto di un direttore. Il lavoro delle prove è condiviso interamente tra i musicisti, proprio come in un quartetto d’archi, dove non c’è alcuna gerarchia e ciascuno può fare proposte sull’interpretazione e sulle scelte esecutive. Alla fine di un lungo e davvero intenso periodo di prove, il concerto è un momento di condivisione molto speciale, in cui si dialoga anche con il pubblico. Questa modalità, l’essere così coinvolti in prima persona, comunica la musica che si sta eseguendo in maniera potentissima. Oltre agli aspetti musicali, anche quelli legati alle scelte artistiche, alla logistica, alla comunicazione, all’amministrazione sono condivisi con i membri e portati insieme. In un certo senso la Spira è diventata per tanti di noi una palestra del mestiere della produzione artistica. Allo stesso tempo è una vera e propria occasione di una formazione continua dal punto artistico: al centro di ogni progetto di Spira mirabilis c’è sempre e unicamente la passione per lo studio e il rinnovarsi del desiderio di approfondire il repertorio, anche grazie alle lezioni avute insieme con alcuni maestri che sono stati fondamentali nel costruire un modo comune di leggere le partiture, come Lorenzo Coppola, Malcolm Bilson, Heinz Holliger e altri ancora.
Grazie al vostro lavoro vi è stato intitolato un Auditorio in Italia.
Fin dall’inizio, l’ensemble ha trovato la propria casa a Formigine, una piccola cittadina nel modenese. Qui ha proposto circa 10 concerti all’anno nella sala del centro sportivo polivalente: in poco tempo si è costruito e incontrato un pubblico nuovo, riempiendo così questo spazio di diverse centinaia di persone che in molti casi non erano state di frequente a concerto. In occasione della costruzione del nuovo polo scolastico, la città ha deciso di costruire al posto dell’aula magna un vero e proprio auditorio intitolandolo al nostro lavoro, “Auditorium Spira mirabilis”. In oltre 15 anni di attività, abbiamo portato a Formigine, in Auditorium o ancora in Polisportiva, musiche di Beethoven, Schubert, Mendelssohn, Schumann, Brahms, Haydn, Mozart, Bartok e molti altri, radicandoci in un territorio che ha saputo accoglierci e attivarsi per i nostri bisogni.
Anche in Ticino hai fatto crescere alcune proposte progettuali.
A Bellinzona, la città dove sono nato e dove vivo ancora oggi, ho preso parte nel 2011 alla creazione della stagione de “I Concerti di San Biagio”, nell’omonima e bellissima chiesa romanica che frequentavo già da bambino. È stata un’esperienza molto bella, dove ho avuto la possibilità di entrare in contatto con le realtà musicali ticinesi, tra le quali anche il Conservatorio, e di immaginare e programmare una stagione cameristica, anche commissionando nuova musica. Nel 2018 la Chiesa è stata chiusa per restauro e purtroppo dopo questo periodo sono mancate le condizioni per continuare la stagione di concerti, ma sono molto felice che San Biagio sia diventato un luogo di concerti, condiviso e apprezzato da molte istituzioni musicali importanti.
Nell’agosto del 2022 sei entrato al Conservatorio della Svizzera italiana come produttore della Stagione 900presente.
Cerco sempre di dare disponibilità a quello che la vita mi chiede, anche quando questo succede in maniera inaspettata. Quando sono arrivato in Conservatorio per 900presente ho sentito la grande responsabilità di portare avanti una tradizione di lavoro di grande qualità, artistica e produttiva oltre che didattica. Avere in Conservatorio una stagione dedicata a questa musica e mettere questo lavoro così al centro del proprio mandato è una cosa unica e veramente preziosa. La possibilità che è data agli studenti di affrontare un repertorio poco frequentato, allargando così i propri orizzonti artistici e tecnici, è un valore anche culturale decisivo che va ampliare la formazione che viene loro offerta. Allo stesso tempo lo sbocco concertistico che la stagione ha, anche grazie all’imprescindibile supporto della Rete2 della RSI, inserisce questo lavoro in un ambito professionale di alto profilo, di cui beneficiano da un lato gli studenti, dall’altro il pubblico del nostro Cantone. Il repertorio del ‘900 è vastissimo: c’è tantissima musica molto diversa, dalle cose più conosciute che si suonano abitualmente nelle stagioni, a molto repertorio che è molto meno conosciuto e molto meno frequentato. Il ‘900 e la musica di oggi rimangono una miniera di cose che si possono ancora scoprire.
Dal 1 febbraio 2024 sei diventato anche Responsabile della Formazione Continua. Qual è la tua visione in questo ambito?
Sempre di più nella formazione musicale si è capito che un musicista deve avere una preparazione più ampia possibile. Partendo con una visione simile già negli studi di base, la proposta formativa universitaria ha creato negli ultimi anni percorsi di formazione che possano anche rivolgersi a professionisti che necessitano o desiderano arricchire il proprio profilo e le proprie competenze. Questa è un’evoluzione molto interessante del nostro mestiere: si è chiamati a farsi più consapevolmente carico della responsabilità di ciò che si porta, dalle competenze didattiche a quelle esecutive, da quelle strumentali a quelle manageriali. Il fatto che chi opera nella cultura sia più consapevole è una cosa necessaria da una parte – perché così passa di più ciò che si fa – e d’altro canto è interessante anche a livello personale, artistico. In questo contesto, offrire un ampio spettro di formazione è sempre più richiesto e utile. Il lavoro che auspico di costruire è offrire corsi che vadano incontro non solo alle richieste degli allievi, ma anche alla progettualità dei docenti, e della loro formazione continua. È proprio lavorando in questa intersezione che, insieme, possiamo progettare corsi che rispondano a bisogni del futuro.